Tre romanzi di Diego De Silva
Cari lettori,
oggi, per la nostra rubrica “Letture… per autori”, sono felice di presentarvi un nuovo personaggio che mi ha fatto compagnia nel corso di questo inverno, mi ha emozionato con le sue storie, mi ha aiutato a riflettere, ma soprattutto mi ha fatto ridere tanto. Sto parlando dell’avvocato Malinconico, protagonista dei romanzi di Diego De Silva, un autore che non conoscevo fino a quando non mi sono imbattuta in una raccolta di racconti, Giochi criminali, della quale vi ho parlato in questo post.
Sono rimasta subito colpita sia dal personaggio che dallo stile di narrazione molto originale. Accostandosi a questi libri, infatti, il lettore potrebbe pensare di essere di fronte ad uno dei tanti polizieschi/gialli all’italiana (che a me continuano a piacere molto), oppure ad un legal thriller (considerata la professione del protagonista)… ma le storie dell’avvocato Malinconico non sono nulla di tutto questo.
È piuttosto difficile definirle, ma io credo che non sbaglieremmo a considerarle delle tragicommedie. In questi romanzi, infatti, c’è sempre un evento, a volte più comune, altre volte decisamente surreale, che serve al nostro protagonista (e all’autore) come pretesto per proporre al lettore la sua versione dei fatti e della vita, con lunghe digressioni e riflessioni che sembrerebbero delle fughe dalla trama principale, ma finiscono per costituire il cuore della narrazione. Non si tratta di romanzi d’azione e di tensione, bensì di una lunga, continua ricerca del tempo perduto… e delle riflessioni lasciate per troppo tempo in un angolo. Chi non conosce l’autore, a questo punto, potrebbe avere il legittimo dubbio che si tratti di letture pesanti. Credetemi: non lo sono affatto! Lo stile è estremamente scorrevole e divertente.
Credo di aver fatto un’introduzione anche troppo lunga, quindi vi lascio alle recensioni dei tre romanzi di questa serie che ho letto finora. Spero di avervi incuriosito!
Mia suocera beve
L’avvocato Vincenzo Malinconico, ad una prima conoscenza, sembra il più comune degli uomini: professionista di mezza età che fatica a sbarcare il lunario e deve condividere l’ufficio con un ragioniere, legale che non è riuscito a fare carriera e guarda ai colleghi principi del foro con un misto di disprezzo ed invidia, padre divorziato con due figli ormai cresciuti e per di più in crisi con l’attuale compagna.
Dal momento che egli è anche un “italiano medio” che non può stare senza pastasciutta, ma non ama cucinare, una mattina si trova quasi per caso in un supermercato a fare scorta di sughi pronti. Proprio mentre si trova di fronte al banco delle salse, egli viene fermato da un uomo piuttosto anziano e dall’aria tranquilla, che si presenta come l’ingegnere informatico che ha progettato il sistema di video sorveglianza del luogo. L’uomo pone l’avvocato Malinconico di fronte ad una scelta: andarsene, se non vuole assistere a qualcosa di terribile, oppure restare, perché per quello che sta per compiere ha bisogno di una persona come lui. Vincenzo, com’è ovvio, non capisce nulla del fumoso discorso dell’ingegnere, ma non fa nemmeno in tempo a chiedere spiegazioni che la tragedia si compie davanti ai suoi occhi: l’ingegnere sembra tirare fuori dal nulla una pistola e delle manette ed in pochi minuti sequestra un uomo che stava facendo i suoi acquisti di fronte al banco frigo.
In pochi minuti nel supermercato si scatena il panico: lavoratori e clienti fuggono all’esterno, qualcuno chiama le forze dell’ordine (che però tardano ad arrivare), all’interno restano solo l’ingegnere, il sequestrato e l’avvocato Malinconico, che è stato improvvisamente chiamato in causa.
L’ingegnere, infatti, ha sistemato le telecamere del supermercato in modo che la folla spaventata al suo esterno possa assistere in diretta a quello che, ai suoi occhi, dev’essere un vero e proprio processo. L’uomo che ha sequestrato ed ammanettato è un delinquente che gli ha ucciso il figlio, un giovane innocente finito in mezzo ad una storia di malavita organizzata. Nella mente dell’ingegnere, sconvolta dalla disperazione, l’avvocato Malinconico è il perfetto conduttore di questo surreale processo - reality show.
Il nostro protagonista, dal canto suo, per evitare che si consumi una tragedia, decide di ricorrere alle sue armi segrete: la dialettica e la capacità di riflessione. Egli, infatti, oltre che avvocato e padre di famiglia, è soprattutto un filosofo autodidatta, che, specie nei momenti meno opportuni, si lascia ispirare da una frase, una canzone, anche solo una parola, e compie lunghe, profonde riflessioni. Nella vita reale, non sempre viene ascoltato, ma forse, in una situazione così surreale e grottesca, le sue elucubrazioni potrebbero essergli d’aiuto…
Mia suocera beve è un romanzo scritto in modo piuttosto originale: i capitoli, infatti, seguono una sorta di alternanza. Quelli dispari raccontano nel dettaglio il sequestro del supermercato, tra salumieri spiazzati, giornaliste incompetenti, poliziotti che assomigliano stranamente ai protagonisti di X-Files, momenti di panico ed altri in cui il pubblico non pagante sembra quasi apprezzare uno spettacolo tanto desolante. In quelli pari, invece, il protagonista racconta se stesso e la sua vita “fuori dal supermercato”: il rapporto anticonvenzionale ma affettuoso con i figli Alagia ed Alfredo; i sentimenti che egli ha provato e prova per l’ex moglie Nives e per l’attuale compagna, Alessandra Persiano, tanto bella quanto sfuggente; le visite che egli fa di nascosto alla sua ex suocera, Assunta, una donna molto pratica (l’opposto di lui), portandole come insolito dono una bottiglia di whisky.
Un romanzo-riflessione densissimo di spunti e tematiche interessanti, che scorrono via l’una dopo l’altra, grazie allo stile ironico dell’autore, capace di essere leggero anche facendo considerazioni che, ad una rilettura, sono vere e proprie pietre.
Sono contrario alle emozioni
La storia di Vincenzo Malinconico con Alessandra Persiano è giunta definitivamente alla sua conclusione. Dopo (troppe) lunghe ed attente riflessioni da autodidatta, egli inizia a sospettare di avere un serio problema relazionale con le donne, specie dal divorzio in avanti.
Per questo motivo, egli decide di andare dallo psicoterapeuta. Come il lettore potrà facilmente immaginare, però, si tratta di una sfida veramente difficile per lui, abituato ad analizzare ogni singola parola dei suoi interlocutori. Il risultato è scontato: lo psicologo, esasperato dalla tendenza del suo paziente a non fidarsi ed a contestare ogni sua frase, decide di sospendere la terapia, cacciandolo quasi in malo modo.
L’avvocato Malinconico, in un primo momento, non si preoccupa molto del litigio con lo psicoterapeuta, e decide di avere tutti gli strumenti per “psicoanalizzarsi” da solo. Egli dà inizio così ad una lunga serie di riflessioni personali e non, alcune ispirate all’attualità, altre alla musica, altre ancora alle sue esperienze sentimentali passate. Ma è davvero questa la “terapia” che gli serve?
Quando mi sono accostata alla lettura di Sono contrario alle emozioni, mi aspettavo un romanzo ancora più riflessivo e ricco di divagazioni rispetto a Mia suocera beve, ma di certo non pensavo di trovarmi di fronte ad una storia di questo genere. Questo libro non è una classica storia di narrativa, con una vicenda che inizia, si svolge e si conclude; è quasi un’opera di saggistica “filosofica”. Ogni capitolo contiene una serie di considerazioni su un argomento differente. Alcuni, dedicati alla musica, soprattutto a Raffaella Carrà ed alla portata rivoluzionaria che hanno avuto i suoi pezzi per l’Italia di una volta (leggere per credere!), potrebbero essere dei brillanti articoli per le pagine di cultura e spettacolo dei quotidiani. Altri, più introspettivi, forniscono, come sempre, diversi spunti anche solo con poche parole. Le tematiche sono molteplici, ma forse quelle predilette sono il fallimento sentimentale, il mito del “fare carriera” ed alcune paradossali convenzioni della società.
Se i romanzi che hanno per protagonista l’avvocato Malinconico fossero una serie tv, Sono contrario alle emozioni sarebbe sicuramente una sorta di spin-off. Un capitolo in cui l’azione lascia totalmente il posto al mondo contorto ed affascinante che c’è nella mente del nostro protagonista. E per quanto le sue considerazioni possano risultare eterogenee, egli riuscirà a condurre il suo lettore verso un’importante decisione finale.
Divorziare con stile
L’avvocato Vincenzo Malinconico ha a che fare, come al solito, con una questione lavorativa tutt’altro che degna di un legal-thriller: un suo parente, un “quasi-zio” (leggi: un amante di lunga data di sua zia), è andato a sbattere contro la vetrina di un bar durante una serata piovosa e si è rotto il naso. Nonostante la preoccupazione dichiarata dal gestore del bar, il rimborso per il danno materiale non è mai arrivato.
Ecco perché Malinconico si trova per l’ennesima volta in fila da un giudice di pace che detesta cordialmente, in attesa di espletare un’altra piccola causa civile da aggiungere alla sua collezione. Annoiato e sicuro che non porterà a casa nemmeno una vittoria, non trova niente di meglio da fare che architettare qualche dispetto per vendicarsi in un secondo momento del terribile giudice di pace, in combutta con Benny Lacalamita, un suo collega che ha ereditato lo studio legale dal padre ma che nella vita farebbe volentieri di tutto tranne che l’avvocato. Anche nel suo ufficio la situazione è tragicomica: su consiglio di un amico di Espedito, il suo “collega ragioniere”, hanno assunto una segretaria, Eleonora, che in realtà è l’amante di questo amico e non fa altro che giocare al cellulare, ma Espedito è un po’ troppo interessato alla ragazza.
Nel bel mezzo di questo clima di forse eccessivo relax, arriva una telefonata che ha l’effetto di un sasso lanciato in un laghetto: la signora Veronica Starace Tarallo, una delle donne più belle della città, sta per divorziare dal marito, un arcinoto principe del Foro, e vuole proprio l’avvocato Malinconico come difensore. La separazione, per tanti motivi, non si preannuncia consensuale, e il nostro protagonista si chiede perché una donna così ricca ed inserita nella buona società voglia essere difesa proprio da un avvocato ordinario come lui.
Mentre cerca di preparare il caso, egli si trova, un po’ suo malgrado, coinvolto in una cena tra ex compagni di classe, e si rende conto di essere finito al centro di una sorta di club dei divorziati, dei quali, tra l’altro, lui stesso fa parte. Chissà che l’idea risolutiva non possa provenire proprio da questa insolita rimpatriata…!
Divorziare con stile è un romanzo più lungo degli altri due che vi ho recensito, ma non per questo meno scorrevole e divertente. All’inizio del libro, troviamo un avvocato Malinconico insolitamente leggero, ormai consapevole di non essere interessato più di tanto alla carriera, deciso ad auto-analizzarsi di meno in merito alle sue sconfitte pubbliche e private e disponibile sia a stringere nuove amicizie che a riallacciare le vecchie. L’imprevisto, tuttavia, è dietro l’angolo. E la guerra senza esclusione di colpi di due coniugi in cima alla scala sociale suscita in lui una nuova ondata di riflessioni sull’amore e sulla felicità. Inoltre, egli non può fare a meno di notare il tempo che passa, sia nei volti invecchiati dei suoi ex compagni di classe che negli occhi dei suoi figli… e, in questo senso, ci sono in serbo delle grosse sorprese per lui.
Ho visto che Divorziare con stile non è l’ultimo romanzo della serie di Vincenzo Malinconico: c’è una nuova uscita del 2020, I valori che contano (avrei preferito non scoprirli). Il titolo è tutto un programma e, a questo punto, sono davvero curiosa di leggerlo! (In realtà mi manca anche il primissimo romanzo, dal titolo Non avevo capito niente).
Come sempre, tocca a voi!
Conoscete questo autore? Avete letto i suoi romanzi?
Che ne pensate?
Io ho citato questi romanzi un paio di volte su Instagram ed ho visto che lo stile divertente ed ironico di De Silva è piuttosto noto, ma mi piacerebbe sapere se anche voi lettori di Blogspot avete letto qualcosa di suo. Fatemi sapere!
Colgo l'occasione per augurare a tutti voi ed ai vostri cari una Buona Pasqua e Pasquetta! Cerchiamo di goderci questi giorni di serenità!
Great article. Greetings from Indonesia and I followed your blog now. Thx
RispondiEliminaHello, thanks for the visit!
EliminaDiego de silva mi manca, urge recupero!!
RispondiEliminaLa presenza di elementi surreali mi piace, crea sorprese e quel pizzico di imprevedibilità che possono rendere originale una storia!
Buona Pasqua silvia :))
Ciao Angela! Eh sì, in certi momenti con Diego De Silva non si sa ridere o piangere... nel dubbio però ci si diverte molto! Di sicuro sono storie originali :-)
EliminaBuona Pasqua in ritardo!