Le più belle poesie di Eugenio Montale
Cari
lettori,
come in un vecchio post dedicato a Ungaretti, per il nostro “Angolo della
poesia” odierno continuiamo a conoscere meglio i poeti italiani del
XX secolo e ci dedichiamo ad un autore da me amatissimo, Eugenio
Montale.
Come
sempre, visto che stiamo parlando di un poeta straordinario, non è
possibile fare una selezione oggettiva dei suoi componimenti.
Oggi,
come al solito, vi presento i miei preferiti!
TI
LIBERO LA FRONTE DAI GHIACCIOLI
[…]
“Mezzodì:
allunga nel riquadro il nespolo
l’ombra
nera, s’ostina in cielo un sole
freddoloso;
e l’altre ombre che scantonano
nel
vicolo non sanno che sei qui.”
Scrivendo
questa poesia, l’autore immagina che la donna amata, considerata da
lui alla pari di un angelo, gli venga incontro in una sorta di visita
salvifica. I “ghiaccioli” a cui egli si riferisce sono sulla
fronte della donna, dopo che ella ha attraversato i cieli per
raggiungerlo.
Fuor
di metafora, l’intento di questo componimento è, chiaramente,
l’esaltazione della figura femminile che il poeta ha scelto come
sua musa. È interessante, secondo me, notare come l’autore ponga
l’accento sul fatto che tutte le altre persone al di fuori del
luogo in cui la donna si è “manifestata” abbiano fretta, provino
freddo e cerchino di allontanarsi molto rapidamente.
Egli,
invece, non sente più nulla, né fame, né freddo, né il desiderio
di proseguire con una qualsivoglia routine: l’apparizione della sua
musa è per lui da custodire come un tesoro prezioso.
CASA
SUL MARE
“[...]Tu
chiedi se così tutto vanisce
in
questa poca nebbia di memorie;
se
nell’ora che torpe o nel sospiro
del
frangente si compie ogni destino.
Vorrei
dirti che no, che ti si appressa
l’ora
che passerai di là dal tempo;
forse
solo chi vuole s’infinita,
e
questo tu potrai, chissà, non io.
Penso
che per i più non sia salvezza,
ma
taluno sovverta ogni disegno,
passi
il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei
prima di cedere segnarti
codesta
via di fuga
labile
come nei sommossi campi
del
mare spuma o ruga.
Ti
dono anche l’avara mia speranza.
A’
nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro
in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il
cammino finisce a queste prode
che
rode la marea con moto alterno.
Il
tuo cuore vicino che non m’ode
salpa
già forse per l’eterno.
Questa
poesia è da sempre la mia preferita tra quelle di Montale.
A mio
parere, essa descrive benissimo la nostra Liguria, sua terra natale e
mia “seconda casa”. Le
spiagge liguri, secondo me, sono proprio come quelle descritte nel
componimento: piccole, erose dalla marea, labili.
Nell’immaginario
del poeta, esse rappresentano il confine perfetto tra il mondo
razionale (la terra) e quello ideale (il mare), a cui si aspira
costantemente.
La voce narrante appartiene qui, con ogni probabilità,
a una persona ormai abbastanza avanti con gli anni, che desidera
lasciare in eredità ad un/a giovane (magari un/a nipote) la speranza
di trovare un varco, di arrivare finalmente a quel mondo ideale che
egli ha cercato tutta la vita.
Dove finisce il cammino terreno,
inizia una nuova esistenza: d’altra parte, quando ci si trova in
riva al mare, non si avverte il desiderio di scorgere qualcosa al di
là dell’orizzonte?
RIPENSO
IL TUO SORRISO
“Ripenso
il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta
per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo
specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e
su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto. […]
La
poesia del mio tema di Maturità (ormai nel lontano 2008) non si
riferisce al sorriso di una figura femminile, come si potrebbe
pensare, bensì ad un ballerino russo che l’autore aveva
conosciuto.
Mi
piace pensare che, in questa persona, l’autore abbia visto la gioia
quieta di chi è riuscito a trasformare in mestiere la passione di
una vita. Il suo sorriso, dunque, ha la forza di un torrente
selvatico tra le pietre: non si può domare, così come l’amore per
la danza non si può controllare razionalmente.
Allo
stesso tempo, però, Montale utilizza anche l’immagine della pianta
che guarda perfino i suoi rami più piccoli in uno specchio d’acqua:
è un modo per ricordare a tutti noi che sì, la passione e la gioia
sono fondamentali per danzare, ma ci vuole anche tanta costanza,
disponibilità a migliorarsi costantemente, attenzione a tanti
particolari in apparenza insignificanti.
Da
“ballerina dilettante”, devo dire che questo è un ottimo
insegnamento!
CIGOLA
LA CARRUCOLA DEL POZZO
“[…
Si
deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro...
[...]”
Ho
riportato quello che, secondo me, è il verso chiave di questo
componimento, perché credo che sia molto significativo.
Il
protagonista della poesia, infatti, sta attingendo acqua da un
vecchio pozzo, ed ogni volta gli sembra di vedere riflessi dentro il
secchio persone o scene del suo passato.
Il
pozzo diventa, ovviamente, un simbolo della sua memoria, che recupera
con fatica ciò che è ormai perduto, ogni volta restituendo
un’immagine deformata di ciò che è realmente accaduto.
Anche
la persona che era il poeta a quel tempo appartiene, a sua volta, al
fondo del pozzo. È veramente difficile recuperare con esattezza ed
autenticità quello che abbiamo fatto, visto o detto, ma è
praticamente impossibile custodire nel cuore al 100% il ricordo di
come eravamo.
I
LIMONI
“[…]
Quando un giorno da un mal chiuso portone
tra
gli alberi di una corte
ci
si mostrano i gialli dei limoni;
e
il gelo del nostro cuore si sfa,
e
in petto ci scrosciano
le
loro canzoni
le
trombe d’oro della solarità.”
Questa
poesia, a mio parere, fornisce un’ottima filosofia di vita.
L’esistenza stessa, secondo l’autore, è proprio come il frutto
celebrato nel componimento: ha un aspetto gradevole,
solare, allegro, ma il suo succo è aspro e da consumare “a piccole
dosi”. Come il limone, generalmente, non si mangia da solo, ed è
un ingrediente da trattare e da inserire in piatti prelibati, così è
necessario che noi accettiamo ciò che la vita ci ha dato e che
creiamo la nostra personale “ricetta” della felicità.
Per
raggiungere questo obiettivo al meglio, il poeta ci ricorda di non
farci coinvolgere dalle vuote parole dei “poeti laureati”, che
riempiono la loro esistenza e spesso anche quella altrui con tanta
vana retorica.
Il nostro cuore deve restare quello di un bambino, che
gioisce perché può scoprire le meraviglie che si celano dietro al
portone di una proprietà privata che non è stato chiuso, anche se
il tesoro da scoprire è un semplice albero che ha messo fiori e/o
frutti.
HO
SCESO DANDOTI IL BRACCIO
[…]
“Ho
sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale,
non
già perché con quattr’occhi si veda di più.
Con
te le ho scese perché sapevo che di noi due le uniche vere pupille,
sebbene
tanto offuscate, erano le tue.”
Questo
componimento, come Ti
libero la fronte dai ghiaccioli,
è dedicato ad una donna, ma i toni sono completamente diversi.
La
protagonista non è più una figura femminile ideale e vagheggiata,
considerata dal poeta a metà tra un angelo ed una musa.
Montale
ha scritto questa poesia per ricordare la donna più semplice,
concreta e razionale che le è stata a fianco in vita: la moglie,
detta Mosca per un suo forte difetto di vista.
L’autore
rievoca la vita trascorsa insieme con la semplice immagine di lui e
della moglie che fanno le scale. Così come lui ha aiutato Mosca a
scenderle in senso letterale, per via delle sue pupille offuscate,
così lei ha metaforicamente sostenuto lui in tutte le scale che egli
ha dovuto affrontare in vita.
La
sua attenzione per tutto ciò che era concreto, terreno e quotidiano
ha aiutato il poeta, sempre teso alla ricerca del mondo ideale
sopracitato, a restare con
i piedi per terra ed
a non scivolare.
Come
spesso faccio in post di questo tipo, ho selezionato una “top 6”
del tutto personale, in modo da potervi mostrare con chiarezza
(almeno spero!) le tematiche fondamentali di questo autore, come la
ricerca del cosiddetto “varco” tra mondo reale ed ideale, il
ricordo di un passato più o meno lieto, la diversità delle figure
femminili che egli celebra, l’attaccamento alla Liguria e la sua
tendenza a raccontarla ed a trasfigurarla in poesia.
Che
ne pensate di Montale? E quali sono i vostri componimenti preferiti?
Fatemi
sapere!
Ciao Silvia, ho apprezzato tutte le poesie che ci hai mostrato, ma ho una particolare predilezione per "Ho sceso dandoti il braccio", anche se "Ripenso il tuo sorriso" non può non farmi ricordare anche la mia, di maturità ;-)
RispondiEliminaCiao! EEh la nostra Maturità del 2008... ormai è alle spalle da un po'! "Ho sceso dandoti il braccio" è una bellissima poesia, non solo d'amore: può fare riferimento a molti tipi di relazione!
Elimina"Ho sceso dandoti il braccio" è una delle poesie d'amore più belle di sempre, per me.
RispondiEliminaUna vera dichiarazione di affetto e stima.
Non la leggevo da una vita.
Grazie per averla ripresa.
Ciao Claudia! Sono molto contenta che questa poesia ti piaccia e che tu sia felice di poterla "recuperare". Buona giornata :-)
EliminaCi hai proposto un grande poeta e fra le poesie che ci hai regalato, una più bella dell'altra, questa, forse la più conosciuta, è quella che preferisco.
RispondiElimina“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale,
non già perché con quattrocchi si veda di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le uniche vere pupille,
sebbene tanto offuscate, erano le tue." forse perché è di una tenerezza infinita.
Buona serata.
sinforosa
Ciao Sinforosa! Ho notato che "Ho sceso dandoti il braccio" è la preferita di tanti! Buon pomeriggio :-)
EliminaLa poesia è in grado di suscitare tante emozioni, e alcune in particolare fanno venire i brividi, come HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO. Anche Ripenso il tuo sorriso è tra le mie preferite!
RispondiEliminaCiao Angela! è vero, la poesia dona sempre tante emozioni… e per me alcuni componimenti di Montale lo fanno in modo particolare!
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