I PICCOLI POEMI IN PROSA #1
Cari
lettori,
dopo
qualche mese ho deciso di riaprire la rubrica “Il momento dei
classici”.
Mi sono resa conto che questa sezione, rispetto ad altre, conteneva meno post, dal carattere piuttosto eterogeneo.
Mi sono resa conto che questa sezione, rispetto ad altre, conteneva meno post, dal carattere piuttosto eterogeneo.
In
questi giorni ho pensato di ripetere l’esperimento fatto con la
rubrica "Donne straordinarie", per la quale ho creato alcune “serie”,
e di dedicare alcuni post al commento di un’opera che amo
moltissimo, i Piccoli poemi in prosa di Charles Baudelaire.
Come
forse qualcuno di voi sa, questo poeta è in assoluto uno dei miei
preferiti ed ho già dedicato questo post alle mie dieci poesie
preferite tratte dalla sua raccolta I fiori del male.
Chi
mi conosce abbastanza, però, sa che un solo post su Baudelaire per
questo blog è decisamente troppo poco.
Per questo motivo, come nei
post della rubrica “Donne straordinarie” ho commentato insieme a
voi la quasi totalità delle tragedie di Euripide, così in questa
serie di post vorrei presentarvi, un po’ citando ed un po’
commentando, questi Piccoli poemi in prosa.
Ho
deciso di andare per ordine e di raccontarveli dal primo all’ultimo,
anche perché Baudelaire era molto meticoloso nello scegliere che
ordine dare alle sue opere all’interno delle sue raccolte.
Oggi
vedremo insieme un primo “blocco” di piccoli poemi!
À
HARSÈNE HOUSSAYE
Mio
caro amico, vi invio un piccolo omaggio del quale non si potrebbe
dire,
senza
ingiustizia, che non ha né coda né testa, perché, al contrario,
è
sia testa che coda, alternativamente e reciprocamente…
I
Piccoli poemi in prosa
si aprono con una
dedica che rivela subito il carattere ironico e spesso amaramente
sarcastico di Baudelaire.
Houssaye,
il destinatario dell’opera, era direttore di diverse riviste ed un
eccellente erudito, ma, al contempo, un mediocre scrittore.
Baudelaire, in questo suo piccolo prefazio, lo elogia un po’
troppo, forse perché spera di essere pubblicato, forse (più
probabile) perché non resiste all’idea di prenderlo un po’ in
giro.
In
questo primo, breve componimento, il poeta esprime l’intenzione di
voler scrivere un’opera che sia al contempo un insieme di tante
piccole componenti ed un’unica entità. Egli esprime il desiderio
di creare una prosa poetica, che sia musicale anche senza le rime,
che sia fluida come i movimenti dell’anima.
Per scoprire se sarà
davvero così, non resta che leggere…
LO
STRANIERO
-
E allora...che cosa ami dunque tu, straordinario straniero?
-
Io amo le nuvole...le nuvole che passano… laggiù… laggiù…
le
meravigliose nuvole!
Lo
straniero è
un dialogo tra due personaggi ignoti. Il primo, che sembra essere un
cittadino, probabilmente di Parigi, si rivolge al secondo, un non
meglio precisato straniero,
chiedendogli che cosa ami maggiormente.
Quest’ultimo
risponde di non avere famiglia, di non conoscere il significato della
parola amicizia,
di non essere affezionato la patria e di non cercare né l’oro né
la bellezza. Conclude affermando di amare soltanto le nuvole.
Con
ogni probabilità, le nuvole, per il protagonista, rappresentano, se
ferme, la tendenza a sognare e ad estraniarsi, se in movimento, la
vastità dei luoghi lontani che egli deve ancora raggiungere.
Si
comprende con facilità, dunque, come la sua condizione di straniero
sia
soprattutto esistenziale: proprio come il poeta, tutto ciò che è
terreno gli è di fatto estraneo, perché vive in un mondo che egli
stesso si è creato.
LA
DISPERAZIONE DELLA VECCHIA
“Ah!
Per noi, sfortunate vecchie donne, è passata l’età di piacere,
persino
agli innocenti; e facciamo orrore ai piccoli bambini
che
vogliamo amare!”
Baudelaire,
spesso crudele nei confronti di giovani e belle donne che hanno
rifiutato il suo amore, prova invece una curiosa simpatia nei
confronti delle signore anziane, che talvolta sono protagoniste delle
sue opere.
In
questo piccolo poema, al centro della scena c’è una vecchia donna
che sta prendendo parte ad una festa a casa di una giovane coppia che
ha appena avuto il bambino. Quest’ultimo è bellissimo e
sorridente, e la vecchia si avvicina per coccolarlo; il piccolo,
però, spaventato dall’aspetto della donna, scoppia improvvisamente
in pianto.
Scrivendo
questa breve storia, il poeta è critico nei confronti della società:
trova infatti insopportabile il fatto che, quando una donna perde
gioventù e bellezza, rischi di essere messa da parte. Il dolore
della vecchia protagonista è una sorta di atto di denuncia.
LA
CONFESSIONE DELL’ARTISTA
Ed
a volte la profondità del cielo mi costerna: la sua limpidità mi
esaspera.
L’insensibilità
del mare, l’immutabilità
del suo spettacolo
mi
ripugnano...Ah! Bisogna dunque eternamente soffrire,
o
eternamente fuggire il bello?
Natura,
incantatrice senza pietà, rivale sempre vittoriosa, lasciami!
Smettila
di tentare i miei desideri ed il mio orgoglio!
Lo studio del bello è un duello in cui l’artista urla di terrore
Lo studio del bello è un duello in cui l’artista urla di terrore
prima
di venire sconfitto.
Questo
piccolo poema è una serie di immagini nostalgiche ed evocative e
tratta un tema molto caro a Baudelaire: il rapporto tra l’artista e
la natura.
Il
poeta si sente straziato dalla giornata d’autunno che c’è al di
fuori della finestra, e non può fare a meno di notare sia la
dolcezza della luce che la malinconia della stagione.
Il
dubbio che assale ogni giorno l’artista è quello di essere troppo
piccolo ed inadeguato rispetto alle tante ed immense seduzioni della
natura, che spesso lasciano senza parole. Egli reputa che sarebbe
meglio arrendersi, come in un duello, e restare in silenzio,
piuttosto che rendere un cattivo servizio con la propria arte ad
entità come il cielo ed il mare.
Questo
è, per Baudelaire e per tanti altri, il tormento quotidiano che li
spinge a migliorarsi costantemente ed a provare un rapporto di
odio/amore nei confronti della natura.
UN
PASSANTE
Personalmente,
fui preso subito da una incommensurabile rabbia
nei
confronti di quel magnifico imbecille, che mi sembrava
avesse
concentrato in sé lo spirito della Francia intera.
Questo
piccolo poema è satirico ed esprime rabbia e sconcerto nei confronti
della società e della politica francese.
La
mattina del primo gennaio, il poeta esce nella neve e vede un asino
che trotta, frustato da uno zoticone. All’improvviso, da un angolo
sbuca un galantuomo molto elegante, che si prodiga in saluti e
complimenti nei confronti dell’asino.
La
metafora è molto evidente: Baudelaire ce l’ha con i tanti
ambiziosi leccapiedi della società francese, che seguono
scioccamente degli “asini” della politica e della società senza
nemmeno accorgersi che questi ultimi non sono solo stupidi, ma sono
anche, a loro volta, trainati da un rozzo burattinaio.
Credo
sinceramente che l’attualità di questo poemetto sia sconcertante!
LA
CAMERA DOPPIA
Oh,
sì! Il Tempo è ricomparso, il Tempo regna sovrano ora, ed insieme
all’orrido
vecchio è tornata tutta la sua demoniaca corte di Ricordi,
di
Rimpianti, di Spasmi, di Paure, di Angosce, di Incubi, di Colera e di
Nevrosi…
Questo
poema è diviso in due parti.
Nella
prima il poeta sta vivendo uno stato di trance,
forse perché sta dormendo o più probabilmente perché ha assunto
delle droghe. Gli sembra di trovarsi in una camera bellissima, dai
mobili di ottima fattura, con una luce rosata che dà la sensazione
di essere fuori dal tempo, insieme ad una bellissima donna.
All’improvviso,
però, qualcuno di non gradito bussa alla sua porta ed egli si
risveglia, tornando ad essere dolorosamente consapevole della sua
realtà: una stanza fin troppo modesta, la povertà ed una prostituta
a fianco.
La
camera doppia riprende
la tematica, già presente ne I
fiori del male, del
Tempo che insegue l’uomo come se fosse il suo schiavo e lo obbliga
a vivere, soffrendo un po’ di più ogni giorno.
Immaginare un luogo
diverso è una dolce fuga per il poeta, ma il risveglio da questo
sogno è sempre molto amaro.
A
CIASCUNO LA SUA CHIMERA
Sotto
un cielo grigio, in una grande pianura polverosa, senza sentieri,
senza
prato, senza un cardo, senza un’ortica, incontrai molti uomini che
marciavano
curvi. Ognuno di loro portava sul dorso un’enorme Chimera,
pesante
quanto un sacco di farina o di carbone, o il rifornimento di
un
soldato romano…
La
Chimera è una creatura mitologica, un ibrido tra tre animali
diversi. Nel linguaggio comune è poi diventata un termine che indica
un sogno continuamente inseguito dall’uomo, spesso irraggiungibile.
In
questo piccolo poema, fortemente metaforico, il protagonista vede
molti uomini curvi, che marciano con delle Chimere sulle spalle, le
quali si aggrappano con violenza ai loro portatori e rendono la loro
camminata una vera sofferenza.
Gli
uomini non sanno dove sono diretti, ma sanno che da qualche parte si
deve pur andare.
Questa
è, secondo Baudelaire, la condanna dell’uomo: essere perennemente
insoddisfatti, portarsi sempre dietro una pesante Chimera che rende
il presente duro da sopportare, anche nei momenti più belli e
positivi dell’esistenza.
IL
FOLLE E LA VENERE
Ed
i suoi occhi dicevano: “Io sono l’ultimo ed il più solitario
degli umani,
privato
di amore ed amicizia, e ben inferiore in questo al più imperfetto
degli animali. Ciò nonostante sono fatto, anche io, per comprendere
e sentire
l’immortale
Bellezza! Ah! Dea! Abbiate pietà della mia tristezza e del mio
delirio!”
In
questo piccolo poema in prosa il protagonista sta passeggiando nel
parco e la piacevolezza della giornata svanisce nel momento in cui
vede un pazzo, un uomo preso in giro da tutti, che si rivolge con gli
occhi ad una statua della dea Venere, implorando comprensione almeno
da lei.
Il
poeta si sente molto vicino al pazzo, dal momento che egli stesso è
stato spesso considerato così. Per nessuno dei due, però, sembra
esserci conforto nell’amore e nella bellezza, perché la dea Venere
resta indifferente alle suppliche di entrambi.
Questi
sono i primi “poemi in prosa” che ho deciso di presentarvi!
Li
conoscete? Vi sono piaciuti? Quale vi ha colpito maggiormente?
Cosa
pensate della mia scelta di conoscere meglio Baudelaire insieme?
Aspetto
i vostri commenti!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, qui non ce che di scegliere tutti belli!!!
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso.
Tomaso
Ciao Tomaso! Hai ragione, sono tutti bellissimi brani. Buona giornata anche a te :-)
EliminaCiao :)
RispondiEliminaPurtroppo ammetto che non è un genere che mi piace molto, però con questo post mi hai incuriosita!
Ciao Gaia! Sono contenta di averti comunque interessata!
EliminaCiao Silvia, non conosco molto bene Baudelaire, ma i poemetti che hai presentato sembrano davvero interessanti :-)
RispondiEliminaCiao! Io li amo tutti senza distinzione 😀😀
EliminaCara Silvia, da me c'è un premio anche per te, sebbene non nominata, perchè ho voluto dare spazio a blog per me nuovi, sempre se ti va. Ciao ciao.
RispondiEliminasinforosa
Ciao! Grazie, passerò da te al più presto!
EliminaAnch'io ti ho nominata per un premio ➡ http://gattaracinefila.blogspot.com/2019/01/ho-ricevuto-il-sunshine-blogger-award.html
RispondiEliminaNon conoscevo questi poemetti di Baudelaire, grazie per avermeli fatti scoprire!😊
Ciao Vanessa! Vado subito a guardare :-)
Eliminapost interessante e mi ha incuriosito molto. Belle anche le immagini. Buona domenica. Ciao
RispondiEliminaCiao! Grazie mille, buona settimana :-)
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