lunedì 8 luglio 2024

LA MOSTRA "VULCI" E LA FONDAZIONE ROVATI

 Un posto speciale a Milano per conoscere meglio gli Etruschi




Cari lettori,

in questo mese già vacanziero per alcuni di noi – me compresa - concludiamo una bellissima annata di mostre d’arte ed eventi culturali. Sono molto soddisfatta di essere riuscita, dall’autunno in avanti, a visitare tante delle esposizioni che mi interessavano, ed anche qualcosa di inaspettato. In quest’ultima categoria rientra sicuramente il luogo che oggi vi presento: la Fondazione Rovati, a Porta Venezia, di fronte ai giardini pubblici che ogni anno ospitano Orticola.


Si tratta di una sorta di casa-museo: al piano nobile c’è la Fondazione vera e propria, con tutti i tesori raccolti e collezionati dalla famiglia Rovati, mentre l’ipogeo ospita una mostra intitolata “Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi”, che potrete visitare fino al 4 agosto compreso. Ho scoperto l’esistenza di questa mostra grazie ad un passaparola molto fortunato: non ne sapevo niente e sarebbe stato un vero peccato perderla.


Oggi vi porto con me per il solito tour virtuale!



Gli Etruschi e l’ispirazione greca


Questa esposizione, a quanto è scritto sulla guida allegata al biglietto, apre il ciclo di mostre Metropoli etrusche, dedicato ad un’importante svolta storica nell’Italia preromana: il passaggio dalle tradizionali forme d’insediamento per piccoli villaggi allo sviluppo delle città, che erano realtà più complesse da svariati punti di vista.


Vulci era una città situata tra gli attuali paesi di Montalto di Castro e Canino, in provincia di Viterbo. La sua vicenda si sviluppa attraverso i secoli, dalla nascita sul finire del X secolo a.C. fino alla definitiva annessione a Roma nel 90 a.C.



La mostra è nell’ipogeo della Fondazione, un grande salone che io ho trovato davvero affascinante, di assoluta calma. La penombra e la solitudine mi hanno fatto sentire l’unica esploratrice di tesori nascosti, una specie di Indiana Jones o giù di lì! Sapete come mi appassionano le avventure a sfondo storico…



Pur essendo un unico salone, la mostra è suddivisa in più sezioni, ed una delle più importanti è sicuramente quella che presenta l’influenza greca sul popolo etrusco, ed a Vulci in particolare. Nel corso dell’età arcaica, tra 580 e 480 a.C., grazie alla costruzione del porto, i rapporti con la Grecia si intensificano.


Sono presenti vasi motivi e personaggi tipici dell’antica Grecia. Ercole con la sua pelle di leone, per esempio, è molto riprodotto.



Anche le forme sono tipiche della classicità greca, come i crateri o quest’anfora che riproduce l’incontro tra Odisseo e Circe.



L’uso dei metalli, dalla guerra ai monili


Manifestazioni di artigianato specializzato nella lavorazione del bronzo, dei metalli preziosi e delle pietre preziose sono documentate a Vulci a partire dall’età arcaica e fino a tutto il IV secolo avanti Cristo.


Una parte della mostra è tutta dedicata proprio ai monili ed agli oggetti preziosi: sia quelli originali, molto ambiti e ben pagati dai ricchi della città, che le riproduzioni di varie epoche successive. Ci sono splendide spille, fermagli per i capelli, piastrine decorative, altro ancora.



Alla celebrazione del simposio e del banchetto sono destinati invece i servizi di vasellame metallico, i tripodi, i candelabri ed i bruciatori d’incenso come questo.



Accanto agli oggetti metallici in tempo di pace, non mancano, naturalmente, quelli per la guerra. Non ho fatto foto alle armi perché nemmeno quelle vecchie mi interessano molto, però ho fatto uno scatto a questa sorta di maniglia decorata con due guerrieri a cavallo.



Scrivere vuol dire morire?”


Una sezione della mostra – non molto allegra, lo so, ma pure questo fa parte della vita – è dedicata ai corredi funebri di Vulci.


A partire dall’VIII secolo a.C. i cambiamenti per questa ed altre città sono notevoli, sia per quanto riguarda la vita che, in un certo senso, la morte. Si assiste infatti ad un incremento del materiale di corredo posto nelle sepolture.



Penso che le tombe etrusche siano un elemento noto più o meno a tutti coloro che hanno studiato un po’ di storia. Questa loro consuetudine li avvicina sicuramente ai già citati Greci, ma anche agli antichi Egizi.




Il che ci porta dritti ad una questione piuttosto spinosa. Vi ricordate quando, circa tre anni fa, vi ho raccontato Un infinito numero di Sebastiano Vassalli, uno dei miei romanzi preferiti, che indaga proprio i rapporti tra Romani ed Etruschi all’epoca di Virgilio e Mecenate, quando ormai l’annessione dei borghi rimasti è inarrestabile? Vi pareva che avrei continuato a citare gli Etruschi senza parlarvene di nuovo? Ebbene, in questo romanzo si parla moltissimo di come il popolo etrusco avesse una tradizione orale, di come non si scrivesse niente perché scrivere significa voler lasciare qualcosa ai posteri e quindi spalancare le porte alla morte… ed infatti anche il povero Virgilio incontra non poche difficoltà a reperire le informazioni che gli servono per creare l’Eneide…



Ebbene, una ultima parte della mostra è proprio dedicata ad alcuni oggetti di argilla… con incisioni di lettere che sembrano appartenere all’alfabeto romano. Proprio alla fine della loro storia, gli Etruschi cedono, iniziano ad utilizzare la scrittura del popolo conquistatore. Forse avevano compreso che la loro parabola era purtroppo arrivata alla fine. Non so voi, ma a me queste cose fanno un po’ piangere.



La Fondazione Rovati


Oltre alla mostra ho visitato anche il piano nobile della Fondazione, che ospita la collezione permanente. Ammetto che non sapevo proprio nulla sulla famiglia Rovati, ma la quantità di opere custodite, grandi e piccole, appartenenti agli Etruschi e ad altre popolazioni dell’Italia preromana, è davvero notevole.




Non ci sono solo manufatti di secoli fa, ma anche opere contemporanee che omaggiano la classicità, come questo dipinto di Andy Warhol.



La visita si conclude all’esterno, nel giardinetto, dove, tra cespugli fioriti ed un ristorante, c’è anche un ultimo padiglione da visitare, con un plastico che ricostruisce il sito archeologico di Vulci.




Potete visitare questa meraviglia fino al 4 agosto!

A volte ciò che è inaspettato finisce per emozionarti anche più del solito, ed è proprio questo il caso. Fatemi sapere se riuscite a fare un giro o se per caso l’avete già fatto!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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