Due romanzi di Stefano Cosmo ed Eleonora Carta
Cari lettori,
purtroppo ci tocca archiviare sia San Valentino che il Carnevale… e fino all’arrivo della primavera non credo che ci saranno temi particolari da toccare!
Oggi ho pensato di iniziare quest’ultima settimana di febbraio – nella quale, in realtà, marzo fa capolino verso il weekend – con le nostre “Letture a tema”!
Sul
finire del 2023 avevo letto due romanzi, due thriller dalle tinte
piuttosto fosche, due letture forse un po’ lontane dai miei
standard ma molto coinvolgenti. Purtroppo, tra un post a tema ed un
racconto, il periodo natalizio e le piccole feste di febbraio, sono
andati entrambi a finire tra le recensioni arretrate.
Oggi finalmente riesco a parlarvene, e spero proprio di interessarvi!
Dentro la gabbia, di Stefano Cosmo
A poca distanza dagli splendori di Venezia, tra le star del Lido e i capolavori dell’arte e della storia, c’è un vero inferno. La periferia di Marghera è composta da palazzoni, fabbriche mezzo abbandonate, vie ad ampio scorrimento, locali scalcagnati. La maggior parte della popolazione locale è povera, disperata e spesso pronta a cedere alla pericolosa tentazione della criminalità. Già durante l’anno la vita è difficile; in piena estate, però, l’inferno è anche meteorologico.
Moreno Zanon è uno dei tanti. Ha un passato di cui non va fiero, perennemente in bilico tra legalità ed illegalità. Lui e il fratello hanno “collaborato” una volta di troppo con la criminalità organizzata del luogo e la conseguenza è stata la morte di un uomo, accaduta a causa sua, ma per la quale si è preso la responsabilità il fratello. Quello che quest’ultimo non sa, però, è che Moreno è da tempo innamorato della madre di sua figlia, ora inconsolabile per via della carcerazione del compagno, e sempre in cerca del conforto del cognato, del quale sembra, però, non ricambiare l’amore.
Per buttarsi tutto alle spalle e mantenere tutte le persone che dipendono da lui, Moreno è diventato un campione di Mma, una disciplina di arti marziali dura e senza esclusione di colpi. Il suo allenatore, un operaio a pochi anni di distanza dalla pensione, un tipo burbero ma onesto, è il suo unico vero amico.
Un giorno, però, egli viene fermato per strada da una persona che non ha proprio piacere a reincontrare: il maresciallo Di Ciolla, un poliziotto che conosce il segreto dei due fratelli e da tempo gli sta addosso, sperando in un suo passo falso.
Egli ha una pessima notizia per lui: suo fratello Marco è stato accoltellato in carcere. Ha avuto salva la vita, ma l’uomo che ha ordinato la sua aggressione, un ex appartenente alla mala del Brenta, vuole che il suo debito sia saldato. Su ordine del Maresciallo, che gli chiede poco gentilmente di infiltrarsi, Moreno è costretto ad avere a che fare con il pericoloso criminale. Quest’ultimo sa di avere in pugno un lottatore eccezionale e gli ingiunge, come forma di pagamento del debito, di diventare il campione del Combat Circus, un suo localaccio di combattimenti clandestini.
Da una parte i peggiori criminali della zona ed il concreto pericolo di venire ucciso a forza di botte, dall’altro il rischio di finire in galera e di lasciare senza sostentamento la donna amata – nonché cognata – e sua figlia.
L’unica strada per uscirne è allearsi con chi è più disperato di lui: colossi arrivati dall’Africa per guadagnarsi da vivere facendo i moderni gladiatori, proprietari di negozi cinesi che sembrano invisibili ma nutrono anche loro dei rancori verso la mala locale… tutti gli ultimi che inseguono un desiderio di riscatto.
Sarò sincera: Dentro la gabbia, come mi capita praticamente sempre quando mi imbatto in un thriller, è una lettura “di famiglia” che probabilmente io da sola non avrei scelto in biblioteca. Resto sempre un po’ perplessa, di primo acchito, di fronte a storie così violente; quasi sempre, però, finisco per rendermi conto che ogni tanto ci sta. Non leggere mai questo tipo di storie, perdersi sempre in qualche meraviglia del passato e/o nel mondo più easy della commedia – con tutto il rispetto per questi generi, che sempre amerò – significherebbe chiudere gli occhi di fronte a certe realtà e situazioni. Realtà che, nel caso di questa scuola del thriller del Nord-Est (il cui esponente più noto è Massimo Carlotto, autore di cui ho letto tanti romanzi) non è nemmeno così lontana.
Anche la “mia” Milano, al di là del brillio del centro, dei luoghi storici e dei bei quartieri dove ho studiato e lavorato, è fatta anche di posti così. Luoghi a pochi km da me, dove però vivono delle persone che, detto terra terra, la mia vita da principessa se la sognano. E so che non è la cosa che più mi fa onore, ma a volte sono così presa dai miei alti e bassi quotidiani che non mi soffermo poi tanto a pensarci.
Moreno secondo me non è cattivo, ma è pieno di rabbia che gli è stata buttata addosso, prigioniero di situazioni che un po’ gli sono piovute dal cielo e un po’ sì, sono state provocate da lui, però c’è anche da considerare che non aveva tante alternative. È un personaggio grigio, così come la polizia (se mediamente avete in mente il maresciallo Cecchini, scordatevelo) e le donne che frequenta, che hanno dovuto imparare troppo presto l’arte della sopravvivenza.
Forse i personaggi più “puri” sono gli immigrati, che però, da italiana, mi fanno sentire ancora più uno schifo… perché, insomma, che vita schifosa che imponiamo loro con la nostra indifferenza.
Insomma, una lettura non facile. Tutto sommato, però, necessaria.
Piani inclinati, di Eleonora Carta
Una mattina d’estate come tante, nel cuore della Sardegna, a poca distanza da Olbia, l’ispettore della Forestale Daniele Fois, un uomo schivo che ama più la natura delle persone, sta iniziando uno dei suoi soliti percorsi di trekking con la sua cagnolona.
Il suo angolo di Paradiso viene però distrutto da una scoperta straziante: il cadavere di un bimbo. Si tratta di Niccolò Solinas, un piccolo di sette anni, scomparso pochi giorni prima dal suo paese. L’ultima volta era stato visto avviarsi con il suo panino verso l’oratorio, poi più nulla.
Pochi giorni dopo, mentre Daniele, che è conosciuto ed apprezzato in zona, tenta di collaborare con gli inquirenti senza sovrapporsi a loro, si verifica un altro caso grave. Scompare un altro bambino, questa volta di famiglia abbiente, e con un padre coinvolto in affari poco chiari. Supponendo che questo secondo bambino sia ancora vivo e che ci sia in atto un rapimento per ottenere un riscatto, la polizia ed i Carabinieri temono un ritorno dell’Anonima Sequestri, che tanto terrore ha già gettato sull’isola anni fa.
Per questo motivo vengono richiesti degli aiuti di Roma. Dal ministero arriva Linda De Falco, maggiore del ROS, una donna che si rivela subito severa, a tratti inflessibile. I contrasti tra lei e gli inquirenti sono immediati, ma anche produttivi: le indagini ripartono con rinnovata energia.
L’unica persona con cui Linda sembra andare davvero d’accordo è proprio Daniele Fois, un altro outsider come lei, che preferisce lavorare da solo. Per quanto, però, la loro collaborazione sia fruttuosa, l’uomo non sa che ella ha un segreto doloroso, un passato traumatico che ha cercato a lungo di dimenticare, senza purtroppo riuscirci.
Lo stress post traumatico di cui Linda soffre da anni, senza farne menzione con nessuno, la porta ben presto ad una scelta folle. Ella, infatti, comprende prima di tutti gli altri chi potrebbe esserci dietro ai rapimenti… ed agisce in modo imprevisto.
Piani inclinati è un giallo/thriller “regionale”, ambientato in una Sardegna descritta benissimo, una terra aspra e poetica che è un rifugio sicuro per chi la conosce bene, un mondo da scoprire per chi arriva da una grande città come Roma ed una trappola se si finisce nelle mani sbagliate.
I due protagonisti riescono a risultare interessanti anche se, va detto, a prima vista risultano un po’ stereotipati. Daniele Fois sembra la versione sarda di alcuni protagonisti di Un passo dal Cielo, mentre Linda De Falco è la classica bella donna che deve dimostrare (anche eccessiva) determinazione sul lavoro per essere rispettata. Alcuni risvolti della loro personalità e degli aspetti della loro storia, però, li rendono comunque, almeno in parte, sorprendenti.
Il che ci porta a quella che per me è stata la sorpresa più grossa nella lettura di questo romanzo. Sarebbe facile supporre che la connessione di anime, i due famosi “piani inclinati” che danno il titolo al romanzo, sia, per l’appunto, quella tra Linda e Daniele, ma… non è così. L’autrice, in questo, si è rivelata veramente audace, e devo dire che sono rimasta molto sorpresa.
Faccio sempre fatica, soprattutto per ragioni professionali, a leggere storie in cui si fa del male ai bambini. In questo caso, però, forse perché l’autrice scrive veramente bene, forse perché oltre al fatto compiuto non ci sono scene spaventose, sono riuscita ad arrivare alla conclusione piuttosto indenne.
È una storia molto coinvolgente, che forse meriterebbe un seguito. O almeno un’altra indagine dei due protagonisti. Vedremo…
Queste sono state le mie letture thriller degli ultimi tempi!
Che ne dite? Conoscete questi autori?
Avete letto questi libri? Vi sono piaciuti?
Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Non amo molto i thriller ma ho letto volentieri il tuo post, grazie Silvia. Buona settimana di fine febbraio.
RispondiEliminaSinforosa
Grazie a te! Buon weekend!
Elimina