Due romanzi di Rick Riordan
Cari lettori,
eccoci arrivati a luglio ed alle ultime settimane di attività del blog prima della pausa di agosto!
Ho pensato di inaugurare questo mese con le nostre “Letture...per autori”. Oggi vorrei continuare a parlarvi della saga di Percy Jackson, che ho iniziato quasi per caso seguendo il programma della challenge La donna verde ed in particolare la tappa di marzo/aprile dedicata alle “creature fantastiche”. Se ben ricordate (ve ne avevo parlato in questo post), il primo romanzo della serie, Il ladro di fulmini, mi era piaciuto davvero molto, e mi aveva lasciato la curiosità di scoprire come sarebbe proseguita la serie.
In questi mesi ho letto il secondo ed il terzo romanzo, rispettivamente intitolati Il mare dei mostri e La maledizione del Titano, e devo dire che non ho cambiato affatto idea: li ho divorati!
Parlandovi de Il ladro di fulmini vi avevo già raccontato lo strano ma sorprendentemente funzionante mix che Rick Riordan ha creato tra avventura, fantasy e mitologia greca. Da quest’ultimo punto di vista, se il primo volume della serie di Percy Jackson riveste la funzione di introdurre questo mondo al lettore, il secondo ed il terzo mi sono sembrati omaggi a due opere e/o tematiche della mitologia classica molto ben conosciute. Ma per saperne di più, vi rimando alle recensioni!
Il mare dei mostri
Percy Jackson, ex ragazzo povero e problematico della periferia di New York, prova a tornare ad una vita normale dopo aver scoperto, nel corso di un’estate incredibile, di essere un semidio, figlio del dio del mare Poseidone.
La madre Sally, che, anche grazie al figlio, è riuscita finalmente a cambiare vita dopo tanti sogni spezzati e l’incontro con un uomo da dimenticare, lo iscrive ad una scuola che sembra un po’ meglio delle tante altre da cui egli è stato cacciato. Peccato che anche lì i mostri assetati di sangue semi-divino lo trovino: prima che Percy possa rendersene conto, si trova nella palestra della scuola, costretto ad ingaggiare una partita di pallone con dei temibili Lestrigoni. Quando le cose si mettono male, egli viene salvato da Annabeth, la scaltra figlia di Atena che da un anno è diventata la sua migliore amica. Percy, tuttavia, non vuole andarsene senza il suo nuovo amico, Tyson, un senzatetto che frequenta la scuola con una borsa di studio e che egli ha preso a cuore. L’attaccamento nato tra i due non è casuale: Tyson è un ciclope, figlio di Poseidone e di una ninfa, ed è perciò il fratellastro di Percy.
I tre tornano al Campo Mezzosangue, la residenza estiva dei semidei che l’anno scorso era stata per loro una specie di casa, ma appena arrivano si rendono conto che il clima è molto cambiato. Il pino secolare che protegge i loro confini, anima della semidea defunta Talia, è ammalato e forse morirà presto, esponendo tutti gli abitanti del Campo a gravissimi pericoli. Questa situazione ha portato ad un aspro scontro tra il Dio Dioniso, gestore del luogo, e Chirone, il centauro che per Percy e gli altri è un vero mentore. Quest’ultimo è stato cacciato e sostituito con Tantalo, un dannato dell’Oltretomba che farebbe qualsiasi cosa pur di restare nelle grazie di Dioniso e non tornare nel Tartaro, e perciò non ha per niente a cuore le sorti dei ragazzi del campo.
L’unica strada per guarire il pino di Talia sembra essere recuperare il mitico Vello D’Oro, che purtroppo è tenuto in ostaggio dal terribile ciclope Polifemo. Dioniso e Tantalo affidano quest’impresa a Clarisse, figlia di Ares, una ragazza volitiva e spesso prepotente con la quale Percy non è mai andato d’accordo. Egli all’inizio è sollevato di non essere stato scelto per un viaggio pericoloso; quando però l’altro suo migliore amico, il satiro Grover, gli appare in sogno, comunicandogli di essere prigioniero di Polifemo, tutto cambia.
Con l’aiuto di Ermes, il trio costituito da Percy, Annabeth e Tyson riesce a sfuggire alle grinfie di Tantalo e ad imbarcarsi su una stravagante nave da crociera, diretta verso il Mare dei Mostri, che un tempo era nel cuore del Mediterraneo ed ora, così come l’Olimpo si è spostato dalla Grecia all’Empire State Building, ha trovato la sua collocazione nel Triangolo delle Bermuda. Proprio come ne Il ladro di fulmini, ha inizio per i tre una lunghissima peregrinazione, stavolta non “on the road”, bensì per mare. E, tra il loro ex-amico Luke e le creature mostruose che popolano l’oceano, i nemici non mancheranno.
Il mare dei mostri è un romanzo che, se possibile, mi ha sorpreso in positivo ancor più del primo volume della serie. Se infatti quest’ultimo era stato reso più che discretamente anche al cinema, la seconda trasposizione filmica, per quanto divertente, mi era parsa un po’ confusionaria. Probabilmente la serie di film stava già per essere cancellata ed il regista aveva tentato di riassumere in un'unica pellicola sia gli eventi de Il mare dei mostri che quelli dei capitoli successivi.
Il romanzo, invece, è tutt’altro che confuso: l’ho trovato, al contrario, un preciso omaggio ad un’opera cardine della mitologia greca, ovvero L’Odissea. Credo che la maggior parte di voi sappia l’importanza che questo poema omerico ha rivestito per me: non solo ho fatto studi classici ed umanistici, ma Odyssey, la versione teatrale di Bob Wilson, è stato l’oggetto della mia Tesi di Laurea della Magistrale. Di recente ho anche letto un retelling al femminile de L’Odissea di Marilù Oliva del quale spero di riuscirvi a parlare al più presto.
Quello che Rick Riordan denomina “Il mare dei mostri” è, a tutti gli effetti, il percorso di Odisseo. Percy, Annabeth e Tyson, dopo essere sfuggiti dai Lestrigoni nella palestra della scuola, incontrano quasi tutte le creature protagoniste del poema.
C’è il terribile Polifemo, rapitore di Grover, custode prepotente del Vello D’Oro (che conserva in mezzo a pecore cannibali) e meta finale del viaggio dei protagonisti. C’è la maga Circe, che ha trasformato la sua isola in una Spa al femminile ed ora trasforma gli uomini in porcellini d’India, molto più pratici dei maiali da fattoria e facili da vendere alle famiglie con bambini. Ci sono le Sirene, e questa volta chi vuole ascoltare il loro canto mentre gli altri hanno le orecchie piene di cera è Annabeth. Ci sono Scilla e Cariddi, nel cui gorgo finiranno non solo i tre prodi, ma anche la nave di Clarisse, che mostrerà un suo lato fragile.
Quello che mi è piaciuto di questo omaggio all’Odissea non è solo la re-invenzione in sé – Rick Riordan continua ad essere molto preciso ed acuto nella sua opera di rendere contemporanei i classici -, ma il fatto che, se nel poema omerico è il solo eroe Odisseo ad avere mille volti, qui l’unione fa la forza: Annabeth è l’intelligenza e l’astuzia, Percy il coraggio e il sacrificio per gli amici, Tyson il contatto privilegiato con gli dei (e qui Poseidone è amico). Il ciclope buono dovrà anche lottare molto contro la discriminazione di cui è oggetto e dimostrare che non tutti i suoi simili sono malvagi come Polifemo.
Il romanzo si conclude con un colpo di scena pazzesco (che tanto scoprirete nella prossima recensione…) ed è inutile dire che sono subito passata al terzo volume della serie!
La maledizione del Titano
Non sono passati nemmeno sei mesi da quando Percy ha riportato il Vello d’Oro e Chirone al Campo Mezzosangue, provocando così non solo la guarigione del pino secolare, ma anche il ritorno in vita di Talia, la mezzosangue figlia di Zeus che tutti credevano morta.
Per Percy sono arrivate le vacanze di Natale, ma non c’è tempo per riposarsi: per lui, Annabeth e Talia – con la quale c’è un rapporto di amicizia sincero ma molto combattuto – è il momento di correre in aiuto di Grover. Quest’ultimo si è infiltrato in una scuola nel Maine ed ha conosciuto due gemelli che sono sicuramente mezzosangue, Bianca e Nico Di Angelo. Purtroppo la paternità/maternità divina dei due è ancora sconosciuta, ma nella scuola c’è un mostro, una manticora che si nasconde sotto le sembianze di uno degli insegnanti.
I protagonisti cercano di aiutare Grover ed i due nuovi arrivati, ma ben presto la loro fuga si trasforma in uno scontro sulla neve con la manticora. Essi vengono salvati dall’arrivo di un aiuto inaspettato: Artemide – che ha l’aspetto di una ragazza adolescente come loro – e le sue cacciatrici. La manticora, sconfitta, si ritira, ma riesce a rapire Annabeth, con grande disperazione di Percy.
Artemide, più sconvolta di lui per il fatto che il mostro ed i suoi scagnozzi abbiano nominato un non meglio definito “generale”, decide di partire da sola per una missione contro un mostro il cui nome si rifiuta di pronunciare. A capo delle cacciatrici resta la luogotenente, Zoe Nightshade, una ragazza coraggiosa ma anche altezzosa. Tra lei e Talia c’è una forte antipatia; Bianca Di Angelo, invece, sentendosi protetta da quell’ambiente tutto al femminile, sceglie di unirsi alle cacciatrici.
Percy, Talia, Grover ed uno spaesato Nico Di Angelo arrivano al Campo Mezzosangue, scortati dalle cacciatrici, più decisi che mai a restare il minimo indispensabile ed a ripartire per trovare Annabeth. Percy, tra l’altro, è tormentato da sogni che gli mostrano la ragazza prigioniera dell’ex amico Luke ed Artemide poco distante, catturata e prostrata nel corpo e nello spirito. Dioniso e Chirone inizialmente ascoltano la profezia dell’Oracolo del Campo e scelgono solo cinque persone per partire, ma Percy si sente troppo coinvolto e raggiunge il gruppetto – composto da Zoe, Bianca, la cacciatrice Phoebe, Talia e Grover – con un cavallo, animale a lui devoto perché protetto da Poseidone.
A partire dallo Smithsonian di Washington, dove Percy incontra il misterioso “Generale” senza comprendere chi è veramente, per poi proseguire attraverso il Texas, il deserto e San Francisco, il viaggio è lungo e le peripezie da affrontare moltissime. Percy, inoltre, si sente molto più fragile delle altre volte senza Annabeth al suo fianco, anzi, con lei in pericolo… e la dea Afrodite ha già capito il perché.
La maledizione del Titano, proprio come Il mare dei mostri, reinventa un mito notissimo: quello delle dodici fatiche di Eracle. Esse non sono tutte presenti all’interno del romanzo, ma ci sono comunque le più importanti: il leone Nemeo, l’Idra di Lerna, e soprattutto il Giardino delle Esperidi, luogo dove si conclude la lunga avventura, un posto al quale uno dei protagonisti è legato da un segreto antico.
Eracle è visto attraverso i ricordi dei suoi rivali e delle donne che lo hanno amato, e non fa una gran figura: sembra affamato di gloria ed accecato dal raggiungimento di traguardi personali. Al contrario Percy, che in questo volume della serie ne ricalca le avventure, è l’eroe per caso, che non ha chiesto di diventarlo, ma compie imprese unicamente per salvare le persone che ama e gli amici. La bontà d’animo è la forza che lo spinge a sconfiggere nemici insidiosi e pericoli che non avrebbe potuto nemmeno immaginare.
In questo volume della serie, che è il centrale, l’universo mitico di Percy Jackson si espande molto. Conosciamo moltissimi dei: Artemide, una dea-ragazza dedita alla caccia ed all’amicizia femminile, coraggiosa e responsabile; il suo gemello Apollo, dio del Sole che nel XXI secolo ha trasformato il suo carro in una Ferrari, protegge le arti e la poesia dilettandosi con gli haiku e, per quanto irresponsabile, è comunque molto legato alla sorella; Atena, madre di Annabeth, decisa ed intelligente, ma anche determinata e più spaventosa di tanti altri dei; Afrodite, una donna dalla bellezza indescrivibile e paladina del romanticismo; tutti gli altri, per la prima volta riuniti in un’assemblea plenaria.
Scopriamo altri luoghi degli “Stati Uniti mitologici” di Rick Riordan, come la discarica degli oggetti abbandonati dagli dei, cara ad Efesto e nel mezzo del deserto, o la città di San Francisco, sede di un celeberrimo Titano. Conosciamo meglio anche dei personaggi secondari interessanti, come il padre di Annabeth, un professore universitario di Storia Militare che non a caso ha conquistato il cuore di Atena, anche se solo per un breve periodo (un uomo “fuori come un balcone fiorito”, se volete il mio parere, ma in senso buono, dai).
Infine, per la prima volta nella serie di Percy Jackson entrano le tematiche della perdita e del lutto. Devo dire che non mi aspettavo certe morti e che sono rimasta colpita, e temo pure che non saranno le ultime, ma vedremo che cosa succederà negli ultimi due volumi della saga.
Mi mancano La battaglia del Labirinto e Lo scontro finale per completare la serie (anche se so che Rick Riordan ne ha scritte altre, alcune delle quali sono spin-off di questa). Vi confesso che sono molto combattuta: da un lato, sotto l’ombrellone preferisco il rosa, come vi dicevo qualche settimana fa; dall’altro, la curiosità è davvero estrema! Voi ormai mi conoscete e sapete che non ho una vera e propria TBR, ed in estate vado ancora più “ad ispirazione”. In ogni caso il completamento della serie è sicuramente in lista!
Fatemi sapere che cosa ne pensate di Percy :-) Avete letto questi libri?
Vi sono piaciuti? Condividete con me queste riflessioni?
Aspetto i vostri pareri!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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