Summer Countdown 2022 #1
...mancano quindici giorni al Solstizio d’Estate!
Cari lettori,
diamo il benvenuto a giugno con il ritorno del nostro “Summer Countdown”!
L’anno scorso mi sono divertita ad aspettare l’arrivo dell’estate insieme a voi con una serie di post a tema… così ho pensato di riproporvela! Anche stavolta aspetteremo insieme l’arrivo del Solstizio, il primo giorno d’estate, con poesie, musica, letture, chiacchiere ed altro ancora!
Oggi iniziamo con un classico: una carrellata di poesie di autori famosi, corredate da dipinti molto noti!
Meriggiare pallido e assorto, di Eugenio Montale
(Dipinto: Campo di papaveri, Claude Monet)
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
sciocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Oh estate!, di Pablo Neruda
(Dipinto: La mietitura, Vincent Van Gogh)
Oh estate
abbondante,
carro
di mele
mature,
bocca
di fragola
in mezzo al verde,
labbra
di susina selvatica,
strade
di morbida polvere
sopra
la polvere,
mezzogiorno,
tamburo
di rame rosso,
e a sera
riposa
il fuoco,
la brezza
fa ballare
il trifoglio, entra
nell’officina deserta;
sale
una stella
fresca
verso il cielo
cupo,
crepita
senza bruciare
la notte
dell’estate.
Notte d’estate, di Umberto Saba
(Dipinto: Notte d’estate ad Asgarstrand, di Edvard Munch)
Dalla stanza vicino ascolto care
voci nel letto dove il sonno accolgo.
Per l’aperta finestra un lume brilla,
lontano, in cima al colle, chi sa dove.
Qui ti stringo al mio cuore, amore mio,
morto a me da infiniti anni oramai.
Estate, di Ada Negri
(Dipinto: Estate, Tamara De Lempicka)
Nei mesi estivi il solleone
rende i muri così abbaglianti
che a fissarli vien sonno:
tende gialle e rosse
si abbassano sui negozi;
il nastro di cielo
che s’allunga fra due strisce
parallele di tetti
è una lamina di metallo rovente.
Dolce è non far niente,
accucciati sulle pietre roventi,
respirando il caldo.
La stella della sera, di Edgar Allan Poe
(Dipinto: Notte d’estate, Harald Oskar Sohlberg)
L’estate era al suo meriggio,
e la notte al suo colmo;
e ogni stella, nella sua propria orbita,
brillava pallida, pur nella luce
della luna, che più lucente e più fredda,
dominava tra gli schiavi pianeti,
nei cieli signora assoluta -
e, col suo raggio, sulle onde.
Per un poco io fissai
il suo freddo sorriso;
oh, troppo freddo – troppo freddo per me!
Passò, come un sudario,
una nuvola lanuginosa,
e io allora mi volsi a te
orgogliosa stella della sera,
alla tua remota fiamma,
più caro avendo il tuo raggio;
giacché più mi allieta
l’orgogliosa parte
che in cielo svolgi a notte,
e di più io ammiro
il tuo fuoco distante
che non quella fredda, consueta luce.
Tiepide sere estive, di Hermann Hesse
(Dipinto: Donne in giardino, Pierre-Auguste Renoir)
Adesso i tigli sono rifioriti davvero e la sera, quando
comincia a far buio ed è finito il faticoso lavoro,
giungono le donne e le fanciulle, salgono in cima alle scale
appoggiate ai rami e riempiono un cestino di fiori di tiglio.
Dai vecchi alberi, attraverso le tiepide sere estive,
giunge sempre un profumo dolce come il miele…
I bambini cantano giù sulla spiaggia e giocano con le
girandole di carta rossa e gialla… Nella polvere rosso -
- dorata della strada, api e bombi ronzano in cerchi
diffondendo una dorata risonanza.
Le cicale, di Giosué Carducci
(Dipinto: Estate, Edward Hopper)
Cominciano agli ultimi di giugno,
nelle splendide mattinate;
cominciano ad accordare in lirica
monotonia le voci acute e
squillanti. Prima una, due, tre,
quattro, da altrettanti alberi; poi
dieci, venti, cento, mille, non si sa
di dove, pazze di sole; poi tutto un
gran coro che aumenta
d’intonazione e di intensità col
calore e col luglio, e canta, canta,
canta, sui capi, d’attorno, ai piedi
dei mietitori.
Finisce la mietitura, ma non il coro.
Nelle fiere solitudini sul solleone,
pare che tutta la pianura canti, e
tutti i monti cantino, e tutti i boschi
cantino… pare che essa la terra
dalla perenne gioventù del suo
seno espanda in un inno immenso
il giubilo de’ suoi sempre nuovi
amori co’l sole.
Di luglio, di Giuseppe Ungaretti
(Dipinto: Nature morte aux abricots fruits, Louise Moillon)
Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge strazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.
L’assenza, di Guido Gozzano
(Dipinto:Country summer, Émile Vernon)
Un bacio. Ed è lungi. Dispare
giù in fondo, là dove si perde
la strada boschiva, che pare
un gran corridoio nel verde.
Risalgo qui dove dianzi
vestiva il bell’abito grigio:
rivedo l’uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio…
Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
più triste. Ritorna stasera.
E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio…
L’azzurro infinito del giorno
è come seta ben tesa;
ma sulla serena distesa
la luna già pensa al ritorno.
Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d’acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore…
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino…
stupito di che? Non mi sono
sentito mai tanto bambino…
Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose
ci sono pur sempre i gerani…
Filastrocca vola e va, di Gianni Rodari
(Dipinto: Edward Henry Potthast, Dettagli sulla spiaggia)
Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapiede,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato.”
Che ne dite, siete già entrati nell’atmosfera estiva?
Vi piacciono queste poesie? Quali dei dipinti vi è piaciuto di più?
Fatemi sapere che cosa ne pensate… e ci rileggiamo per i prossimi appuntamenti del “Summer Countdown”!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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