lunedì 6 giugno 2022

ASPETTANDO L'ESTATE... IN POESIA

 Summer Countdown 2022  #1



...mancano quindici giorni al Solstizio d’Estate!



Cari lettori,

diamo il benvenuto a giugno con il ritorno del nostro “Summer Countdown”!

L’anno scorso mi sono divertita ad aspettare l’arrivo dell’estate insieme a voi con una serie di post a tema… così ho pensato di riproporvela! Anche stavolta aspetteremo insieme l’arrivo del Solstizio, il primo giorno d’estate, con poesie, musica, letture, chiacchiere ed altro ancora!


Oggi iniziamo con un classico: una carrellata di poesie di autori famosi, corredate da dipinti molto noti!



Meriggiare pallido e assorto, di Eugenio Montale


(Dipinto: Campo di papaveri, Claude Monet)


Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d’orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

sciocchi di merli, frusci di serpi.


Nelle crepe del suolo o su la veccia

spiar le file di rosse formiche

ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano

a sommo di minuscole biche.


Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare

mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.


E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.



Oh estate!, di Pablo Neruda


(Dipinto: La mietitura, Vincent Van Gogh)


Oh estate

abbondante,

carro

di mele

mature,

bocca

di fragola

in mezzo al verde,

labbra

di susina selvatica,

strade

di morbida polvere

sopra

la polvere,

mezzogiorno,

tamburo

di rame rosso,

e a sera

riposa

il fuoco,

la brezza

fa ballare

il trifoglio, entra

nell’officina deserta;

sale

una stella

fresca

verso il cielo

cupo,

crepita

senza bruciare

la notte

dell’estate.



Notte d’estate, di Umberto Saba


(Dipinto: Notte d’estate ad Asgarstrand, di Edvard Munch)


Dalla stanza vicino ascolto care

voci nel letto dove il sonno accolgo.

Per l’aperta finestra un lume brilla,

lontano, in cima al colle, chi sa dove.


Qui ti stringo al mio cuore, amore mio,

morto a me da infiniti anni oramai.



Estate, di Ada Negri


(Dipinto: Estate, Tamara De Lempicka)


Nei mesi estivi il solleone

rende i muri così abbaglianti

che a fissarli vien sonno:

tende gialle e rosse

si abbassano sui negozi;

il nastro di cielo

che s’allunga fra due strisce

parallele di tetti

è una lamina di metallo rovente.

Dolce è non far niente,

accucciati sulle pietre roventi,

respirando il caldo.



La stella della sera, di Edgar Allan Poe


(Dipinto: Notte d’estate, Harald Oskar Sohlberg)


L’estate era al suo meriggio,

e la notte al suo colmo;

e ogni stella, nella sua propria orbita,

brillava pallida, pur nella luce

della luna, che più lucente e più fredda,

dominava tra gli schiavi pianeti,

nei cieli signora assoluta -

e, col suo raggio, sulle onde.

Per un poco io fissai

il suo freddo sorriso;

oh, troppo freddo – troppo freddo per me!

Passò, come un sudario,

una nuvola lanuginosa,

e io allora mi volsi a te

orgogliosa stella della sera,

alla tua remota fiamma,

più caro avendo il tuo raggio;

giacché più mi allieta

l’orgogliosa parte

che in cielo svolgi a notte,

e di più io ammiro

il tuo fuoco distante

che non quella fredda, consueta luce.



Tiepide sere estive, di Hermann Hesse


(Dipinto: Donne in giardino, Pierre-Auguste Renoir)


Adesso i tigli sono rifioriti davvero e la sera, quando

comincia a far buio ed è finito il faticoso lavoro,

giungono le donne e le fanciulle, salgono in cima alle scale

appoggiate ai rami e riempiono un cestino di fiori di tiglio.

Dai vecchi alberi, attraverso le tiepide sere estive,

giunge sempre un profumo dolce come il miele…

I bambini cantano giù sulla spiaggia e giocano con le

girandole di carta rossa e gialla… Nella polvere rosso -

- dorata della strada, api e bombi ronzano in cerchi

diffondendo una dorata risonanza.



Le cicale, di Giosué Carducci


(Dipinto: Estate, Edward Hopper)


Cominciano agli ultimi di giugno,

nelle splendide mattinate;

cominciano ad accordare in lirica

monotonia le voci acute e

squillanti. Prima una, due, tre,

quattro, da altrettanti alberi; poi

dieci, venti, cento, mille, non si sa

di dove, pazze di sole; poi tutto un

gran coro che aumenta

d’intonazione e di intensità col

calore e col luglio, e canta, canta,

canta, sui capi, d’attorno, ai piedi

dei mietitori.

Finisce la mietitura, ma non il coro.

Nelle fiere solitudini sul solleone,

pare che tutta la pianura canti, e

tutti i monti cantino, e tutti i boschi

cantino… pare che essa la terra

dalla perenne gioventù del suo

seno espanda in un inno immenso

il giubilo de’ suoi sempre nuovi

amori co’l sole.



Di luglio, di Giuseppe Ungaretti


(Dipinto: Nature morte aux abricots fruits, Louise Moillon)


Quando su ci si butta lei,

Si fa d’un triste colore di rosa

Il bel fogliame.


Strugge forre, beve fiumi,

Macina scogli, splende,

È furia che s’ostina, è l’implacabile,

Sparge strazio, acceca mete,

È l’estate e nei secoli

Con i suoi occhi calcinanti

Va della terra spogliando lo scheletro.



L’assenza, di Guido Gozzano


(Dipinto:Country summer, Émile Vernon)


Un bacio. Ed è lungi. Dispare

giù in fondo, là dove si perde

la strada boschiva, che pare

un gran corridoio nel verde.


Risalgo qui dove dianzi

vestiva il bell’abito grigio:

rivedo l’uncino, i romanzi

ed ogni sottile vestigio…


Mi piego al balcone. Abbandono

la gota sopra la ringhiera.

E non sono triste. Non sono

più triste. Ritorna stasera.


E intorno declina l’estate.

E sopra un geranio vermiglio,

fremendo le ali caudate

si libra un enorme Papilio…


L’azzurro infinito del giorno

è come seta ben tesa;

ma sulla serena distesa

la luna già pensa al ritorno.


Lo stagno risplende. Si tace

la rana. Ma guizza un bagliore

d’acceso smeraldo, di brace

azzurra: il martin pescatore…


E non sono triste. Ma sono

stupito se guardo il giardino…

stupito di che? Non mi sono

sentito mai tanto bambino…


Stupito di che? Delle cose.

I fiori mi paiono strani:

ci sono pur sempre le rose

ci sono pur sempre i gerani…



Filastrocca vola e va, di Gianni Rodari


(Dipinto: Edward Henry Potthast, Dettagli sulla spiaggia)


Filastrocca vola e va

dal bambino rimasto in città.

Chi va al mare ha vita serena

e fa i castelli con la rena,

chi va ai monti fa le scalate

e prende la doccia alle cascate…

E chi quattrini non ne ha?

Solo, solo resta in città:

si sdrai al sole sul marciapiede,

se non c’è un vigile che lo vede,

e i suoi battelli sottomarini

fanno vela nei tombini.

Quando divento Presidente

faccio un decreto a tutta la gente;

Ordinanza numero uno:

in città non resta nessuno;

ordinanza che viene poi,

tutti al mare, paghiamo noi,

inoltre le Alpi e gli Appennini

sono donati a tutti i bambini.

Chi non rispetta il decretato

va in prigione difilato.”




Che ne dite, siete già entrati nell’atmosfera estiva?

Vi piacciono queste poesie? Quali dei dipinti vi è piaciuto di più?

Fatemi sapere che cosa ne pensate… e ci rileggiamo per i prossimi appuntamenti del “Summer Countdown”!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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