Tutto ciò che mi lega ad Ungaretti
Letteratura italiana #3
Cari
lettori,
per
“L’angolo della poesia”, in occasione della Giornata Mondiale di quest’arte che
oggi viene celebrata, vi propongo alcuni componimenti (o estratti di essi) di
un celeberrimo poeta italiano: Giuseppe Ungaretti.
Ho
scelto di scrivere un post su di lui non soltanto perché è un grandissimo del
XX secolo e perché le sue testimonianze poetiche della I Guerra Mondiale sono
fondamentali ancora oggi, ma anche perché, per me, lui è un vero e proprio
modello da imitare.
Ungaretti
compone poesie in un momento in cui, per gli intellettuali, due strade erano
ben spianate. La prima prevedeva che l’artista si chiudesse in una torre
d’avorio, dimentico di qualsivoglia problema attuale, seguendo le orme del
Decadentismo di inizio secolo senza particolare slancio creativo.
La
seconda, invece, era, al contrario, l’adesione totale del poeta a qualcuna
delle tante correnti politiche ed ideologiche del tempo, espressa, ovviamente,
anche tramite il proprio lavoro.
Il
nostro artista, tuttavia, inventa egli stesso e poi percorre con grande
coraggio una terza strada: quella dell’espressione sincera dei propri
sentimenti, senza lasciarsi prendere dallo sconforto e dal pessimismo del clima
post-decadente e, allo stesso tempo, senza che l’esaltazione per qualche
filosofia di vita del tempo inquini il suo lavoro.
Questa
sua scelta è resa ancora più originale dal fatto che ogni sua poesia, per
quanto, spesso, breve ed essenziale, sia permeata dalla sua filosofia di vita,
straordinariamente propositiva, se si considera lo spirito del tempo.
Egli
affronta la paura della trincea e lo strazio della perdita, il dolore di alcuni
lutti personali e la nostalgia per la propria terra d’origine, eppure non
smette mai di cercare la serenità e di trovare una nuova strada da cui
ripartire.
Per
lui, la perfetta metafora della vita è quella della barca, tanto amata dai
classici: sicuramente, nel corso dell’esistenza, la navigazione potrà essere
spesso quieta, ma nessuno garantisce che non ci saranno tempeste o perfino
naufragi. L’importante è però, ogni volta, riprendere il proprio percorso, come
dei vecchi lupi di mare.
Il
dolore
(1947) – Giorno per giorno
In
questa raccolta poetica, forse meno nota delle liriche di guerra, Ungaretti
parla del dolore che l’ha colpito perdendo, ad un tempo, il fratello ed un
figlio appena nato.
Sono
legata a questi componimenti, ed apprezzo particolarmente una serie di brevi
poesie dal titolo Giorno per giorno.
Trovo che esse descrivano con rara delicatezza tutte le fasi del superamento di
un lutto.
Forse
per la prima volta, infatti, vediamo il poeta ammettere finalmente il suo
sconforto e la sua sofferenza, anche se il ricordo della persona amata resta
sempre qualcosa di positivo:
Mai, non saprete mai come m’illumina
L’ombra che mi si pone a lato, timida
Quando non spero più…
C’è spazio anche per lo spaesamento: la persona
cara viene rimpianta anche perché il poeta si sente solo ed abbandonato senza
di lei, privato di quel conforto che sicuramente ella gli avrebbe arrecato.
Mi porteranno gli anni
chissà quali altri orrori,
ma ti sentivo accanto,
mi avresti consolato...
L’autore
si interroga anche su come sia possibile che egli stia comunque continuando a
vivere e che stia quasi tornando alla normalità nonostante quello che gli è
successo: è così che nel suo cuore si fa strada un primo sentimento di
accettazione.
Ora potrò baciare solo in sogno
le fiduciose mani...
e discorro, lavoro,
sono appena mutato, temo, fumo...
come si può ch'io regga a tanta notte?
In questo
contesto, sono i ricordi ad aiutare il poeta, come, per esempio, quelli di un
luogo in cui egli è stato bene: essi lo feriscono e lo guariscono ad un tempo.
Sono tornato ai colli, ai pini amati
e del ritmo dell'aria il patrio accento
che non riudrò con te,
mi spezza ad ogni soffio...
Dopo
tanto dolore, l’autore arriva finalmente ad un messaggio di pace interiore, che
immagina provenire proprio da chi lo ha lasciato:
Fa dolce e forse qui vicino passi
dicendo: “ Questo sole e tanto spazio
si calmino. Nel puro vento udire
puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho raccolto a poco a poco e chiuso
lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno.”
Poesie di
guerra (1915-1918)
Molto più
nota è la produzione ungarettiana riguardante le liriche-testimonianza relative
alla I Guerra Mondiale. Queste poesie sono state ampiamente discusse,
dibattute, studiate.
Tuttavia, quello che più mi colpisce resta una
straordinaria capacità espressiva dell’autore: partendo sempre dall’idea di
guerra, infatti, egli riesce a convogliare sensazioni di volta in volta
differenti.
C’è lo
strazio per le perdite subite e per la devastazione che il conflitto lascia nel
cuore di chi lo vive, come in San Martino
del Carso:
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel mio cuore
Nessuno manca
È il mio cuore
Il paese più straziato
C’è la
sensazione di caducità di chi vive giorno dopo giorno in trincea, che nel
componimento Soldati diventa una
metafora della condizione umana:
Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie
Ci sono
l’incredulità di un dolore che lascia senza parole e la determinazione all’idea
di continuare a vivere nonostante i traumi subiti, ben espresse in Sono una creatura:
Come questa pietra
Del S.Michele
Così fredda
Così dura
Così prosciugata
Così refrattaria
Così totalmente
Disanimata
Come questa pietra
È il mio pianto
Che non si vede
La morte
Si sconta
Vivendo
C’è infine
il disperato attaccamento all’esistenza, che è ben più di un semplice istinto
di sopravvivenza. A differenza di molti poeti che sono venuti prima di lui o
che scrivono nel medesimo periodo, Ungaretti non cerca né invoca mai la morte,
nemmeno nei momenti peggiori, come quello raccontato in Veglia:
Un’intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d’amore
Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.
Spazio e tempo poetico: I fiumi e Mattino
Come
avevamo visto ne Il dolore, il poeta
ha dei luoghi “del cuore” al quale egli ama tornare, anche se con difficoltà, e
dei quali, in ogni caso, egli desidera scrivere.
Nella poesia I fiumi, scritta a Cotici il 16 agosto
del 1916, egli sceglie una metafora molto efficace per descrivere gli spazi
della sua vita e della sua poetica: l’acqua, che scorre fin dal giorno della
sua nascita e nella quale egli, dopo aver subito molti traumi e dolori, si
immerge in una sorta di rito purificatore:
Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il paesaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia
Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita
Questi sono
I miei fiumi
Questo è il Serchio
A cui hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
Questa è la Senna
E nel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
Così come
uno spazio, c’è anche un tempo poetico prediletto, che per Ungaretti è il Mattino, tempo per eccellenza in cui si
può ricominciare, come se il nuovo giorno fosse una sorta di pagina bianca:
M’illumino
D’immenso
È già
difficile parlare esaustivamente di Giuseppe Ungaretti in un saggio o in una
Tesi di laurea, quindi immagino che il mio post odierno non abbia soddisfatto
che in minima parte la vostra curiosità ed il vostro interesse.
Quello che mi
sta a cuore, però, è mostrarvi perché, secondo me, questo autore è così
importante e meritevole di essere studiato e ricordato. Non è solo un grande
classico, ma anche un mirabile esempio di vita, per la sua costanza, per la
forza dei suoi sentimenti, per il suo desiderio di non arrendersi mai.
Ovviamente
aspetto qualunque vostra opinione in merito!
Buona
Giornata Mondiale della Poesia a tutti voi…festeggiatela al meglio!
Grazie per
la lettura, al prossimo post J
poeta meraviglioso, una potenza espressiva che mi emoziona ogni volta che, con piacere, lo rileggo!
RispondiEliminaCiao Angela! Anche io rimango stupita dalla capacità di questo autore di dire tanto con poche parole!
EliminaUn grande poeta Ungaretti, non sapevo che esisteva la giornata mondiale della poesia, questo articolo è molto bello!😊
RispondiEliminaCiao Vanessa!! Grazie mille per i complimenti! La Giornata Mondiale della Poesia in effetti è stata istituita da pochi anni :-)
EliminaEffettivamente bisognerebber fare più pubblicità a iniziative come la Giornata della Poesia, scommetto che molti, come me, non ne avevano mai sentito parlare. Per quanto riguarda Ungaretti non sono mai riuscito ad apprezzarlo più di tanto, come la maggior parte dei poeti del novecento, per la mancanza di una musicalità dei testi: infatti, per me è fondamentale il suono delle parole e il modo in cui si legano nella poesia. Purtroppo il novecento ha frammentato un po' troppo la poesia, come tutte le arti d'altronde.
RispondiEliminaCiao! è vero, questo tipo di iniziative trovano spesso spazio solo sul web (in parte) e nei circoli degli appassionati! Ieri, per esempio, era la Giornata Mondiale del Teatro, ma non se n'è parlato poi molto! Il '900 italiano di certo ha frammentato il testo, ma forse ha reso più importante il significato di ogni singola parola.
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