I due amanti di Corrado d'Elia in scena al Teatro Leonardo
Cari
lettori,
oggi
ritorno a darvi i miei “Consigli teatrali” ed ancora una volta, dopo questo post, vi parlo dei celeberrimi amanti di Verona.
La
rappresentazione a cui ho assistito in questi giorni è in scena al Teatro
Leonardo di Milano per la regia di Corrado d’Elia.
Vediamo
più da vicino gli elementi che costituiscono questo interessante e coinvolgente
spettacolo!
La fedeltà al testo
shakespeariano
Uno
dei punti di forza della rappresentazione è sicuramente la volontà di
conservare l’atmosfera originale shakespeariana. Il testo, infatti, è
riprodotto fedelmente e quasi per intero. Questo fa sì che si crei una sorta di
contrasto: tutti gli elementi in scena, infatti, sono fortemente moderni, a
differenza della parola poetica, che resiste con tutto il suo potere evocativo.
Credo
che questa scelta sia tutt’altro che casuale: con ogni probabilità, infatti,
l’intento è quello di dimostrare come la storia narrata da Shakespeare riesca a
risultare attuale in qualunque contesto.
I
personaggi che si muovono sulla scena sembrano solo in apparenza lontani dal
mondo che il poeta descriveva, ma conservano intatto il loro originario
spirito, e lo spettatore lo comprende ogni volta che essi iniziano a parlare.
I personaggi fortemente
contemporanei
La
caratterizzazione dei protagonisti, delle loro spalle, persino delle comparse è
del tutto particolare. Corrado d’Elia ha scelto infatti di dare una
connotazione contemporanea ai personaggi, che indossano t-shirts, giubbotti di
pelle nera, persino maglie ricoperte di lustrini.
L’impressione
dello spettatore è che lo spettacolo sia ambientato non tanto nella Verona
medioevale, quanto piuttosto in una grande città dei giorni nostri, con le sue
feste, i suoi riti, le sue tragedie private.
Le
due famiglie in lotta, i Montecchi ed i Capuleti, sembrano voler primeggiare
più per una questione di fama e di prestigio che per una antica rivalità per il
potere.
Ne
sono una dimostrazione i genitori di Giulietta, che non sembrano affatto i
leader di una potente famiglia in affari, bensì due arroganti persone
arricchite troppo prese dai loro divertimenti per badare alla figlia.
È
così che lo spettacolo mette in scena anche un’insanabile frattura tra la vecchia
generazione e la nuova, molto meno calcolatrice e molto più disponibile a
cedere alle proprie passioni, nel bene e nel male.
Il
carattere forte e bellicoso di Mercuzio e di Tebaldo è tale e quale a quello
delle loro versioni originali shakespeariane. Qui, tuttavia, se non finisse in
tragedia, gesti ed atteggiamenti suggerirebbero più una litigata tra
adolescenti che una vera e propria lotta tra bande rivali.
Romeo
e Giulietta, dal canto loro, conservano intatto il loro romanticismo, la loro
determinazione ad amarsi, il desiderio di ribellarsi ai genitori, agli amici,
persino alla morte pur di restare insieme.
L’assenza di scenografia
I
personaggi si muovono su un palcoscenico completamente vuoto e privo di
qualsiasi genere di arredamento: manca persino il celeberrimo balcone!
Solo
due pannelli sul fondo lasciano un varco centrale e consentono ad alcuni attori
di entrare dal fondo, ed un gioco di luci e di musiche molto ben studiato
permette allo spettatore di cogliere, di volta in volta, un’atmosfera
differente.
Oltre
alla scenografia, non c’è oggetto di sorta sul palcoscenico: non una spada, non
una bara per il sepolcro di Giulietta, non una fiala per il suicidio di Romeo.
Il
risultato di questa scelta è un innalzamento della soglia dell’attenzione da
parte dello spettatore: egli, infatti, è costretto a concentrarsi ancora di più
sui personaggi della scena, su ogni loro minimo gesto ed espressione.
Particolarmente
ben riuscita la sequenza di Romeo che corre per raggiungere Giulietta nella
tomba di famiglia, inutilmente inseguito dai corrieri del frate che li ha
sposati, che cercano disperatamente di avvisarlo dello stratagemma.
Tutto
il dramma dei due ragazzi si consuma intorno ad una lettera mai recapitata, la
cui presenza viene comunque avvertita sul palcoscenico.
Il lato ironico della
tragedia
Nella
prima parte della rappresentazione lo spettatore, con sua grande sorpresa,
potrà ritrovarsi a sorridere e soprattutto a ridere.
Il
merito è in gran parte di due personaggi di spalla, il buffo cugino di Romeo,
Benvolio, e l’affezionata nutrice di Giulietta.
Essi,
in coppia con altri personaggi (il primo con Mercuzio e la seconda con la madre
di Giulietta), danno vita ad una serie di comici dialoghi, spesso ponendo al
centro della scena il già nominato conflitto generazionale. L’inserimento di
questi divertenti intermezzi è perfettamente coerente con la scelta di
mantenere il testo originale: Shakespeare, infatti, inserisce in ogni sua opera
di teatro almeno un personaggio che impersona l’antico ruolo del fool, il buffone.
È
così che lo spettatore non può fare a meno di ridere per la ridicola
affettazione della madre di Giulietta o per il modo di fare da bullo di Mercuzio,
anche se è ben consapevole che entrambi gli atteggiamenti contribuiranno al
tragico epilogo della vicenda.
Lo
spettacolo resterà in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 2 aprile,
quindi avete ancora qualche giorno per recuperare i biglietti!
Qualcuno
di voi è andato a vedere lo spettacolo? Che cosa ne pensate?
Vi
è mai capitato di vedere qualche trasposizione di Romeo e Giulietta che fosse un po’ particolare ed al di fuori degli
schemi?
Fatemi
sapere!
Grazie
per la lettura e al prossimo post 😊