"Il grande dittatore" va in scena al Teatro Carcano
Molti
di voi hanno probabilmente già letto la mia recensione relativa allo
spettacolo “L'Ulisse”, in scena al Teatro Carcano di Milano tra
ottobre e l'inizio di novembre.
La
stagione 2015 – 2016 del sopracitato teatro non potrebbe essere più
varia: ad una rappresentazione completamente dedicata ai classici ed
al mondo forse perduto dei poemi omerici ha fatto seguito, infatti,
una messa in scena ambientata in pieno XX secolo ed ispirata ad uno
dei capisaldi della cinematografia di quegli anni: “Il grande
dittatore”, di e con Charlie Chaplin.
L'adattamento
e l'interpretazione di Massimo Venturiello, unito all'energia
appassionata di Tosca, danno nuovamente vita ad un capolavoro mai
dimenticato.
Ecco
perché, secondo me, è un'ottima idea sfruttare una delle prossime
serate per andare al Teatro Carcano.
“Il
grande dittatore” è… musicale!
A
dispetto delle tematiche trattate, di una serietà estrema, la
leggerezza di fondo di quest'opera si esprime in modi inaspettati e
creativi.
La
musica è, infatti, un elemento principe della rappresentazione, e lo
spettatore se ne accorge subito. Fin dall'inizio vi è una forte
contrapposizione tra gli ebrei e le guardie armate del dittatore, ed
entrambi i gruppi hanno musica, canzoni, perfino mosse di ballo
proprie.
Impeccabili
le voci dal vivo (in modo particolare quella di Tosca).
“Il
grande dittatore” è… scenografico nella sua semplicità!
Sul
palcoscenico troneggiano dei cubi e dei parallelepipedi di colore
grigio, intervallati da scale al centro. Nel primo tempo della
rappresentazione, basta l'aggiunta di alcune vetrate per richiamare
il ghetto ebreo, nella sua povertà ed essenzialità.
Tra
il primo ed il secondo tempo, però, alcune parti della scenografia
(e dunque del ghetto) vengono bruciate dall'esercito del dittatore, e
non in modo casuale.
È
allora, infatti, che lo sfondo del secondo tempo assume i contorni
inquietanti di una svastica nazista.
Essa
non sarà più visibile solo e soltanto quando il barbiere ebraico
protagonista farà il suo discorso finale.
“Il
grande dittatore” è… comico!
Moltissimi
sono i momenti divertenti, a
partire dalla rissa tra il barbiere, l'amica Anna e le guardie (un
omaggio alla commedia slapstick), passando per i siparietti tra i due
ebrei nel ghetto (classico confronto tra ottimista e pessimista) fino
ad arrivare alla caricatura delle “camicie grigie” (semplici
burattini nelle mani del dittatore).
Notevoli
sono le caratterizzazioni dei personaggi dei due dittatori, i quali
incarnano, rispettivamente, due tipologie (il folle megalomane ed il
maleducato ignorante) che nessuno spettatore faticherà ad associare
ai più famosi dittatori del XX secolo.
Durante
lo spettacolo, dunque, si ride, anche se è facile immaginare quanto
amare possano essere queste risate.
“Il
grande dittatore” è… pieno di speranza!
Il
discorso finale del barbiere ebraico protagonista, erroneamente
scambiato per il dittatore, è di un'attualità quasi sconcertante.
Il
messaggio che egli vuole trasmettere mira soprattutto all'unità, non
solo di una nazione, quanto di tutto il genere umano.
È
così che, in seguito ad una serie di amare risate, nascono spontanee
delle lacrime, questa volta di gioia, perché questo spettacolo
insegna che nessun impulso coercitivo e distruttivo può soffocare il
desiderio umano di libertà e di pace.
Lo
spettacolo resterà al Teatro Carcano fino a 6 dicembre!
Spero
di avervi interessato ed incuriosito.
Grazie
per la lettura e per l'attenzione!
Come
sempre, se vi va, sentitevi liberi di lasciare un commento nello
spazio sottostante.
A
presto!
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