giovedì 25 giugno 2020

ANNA KARENINA

Recensioni classici  #1




Cari lettori,
è di nuovo “Il momento dei classici”!

Come molti di voi avranno letto nel post speciale per i cinque anni del blog, tra i miei buoni propositi a breve termine c’era quello di recuperare alcuni classici che “mancavano” al mio curriculum di lettrice accanita da troppo tempo.
Non pensavo che sarei riuscita subito a mantenere questo mio proposito, ma la situazione delicata che abbiamo vissuto a partire da fine febbraio mi ha costretto, volente o nolente, ad avere molto più tempo libero, ed il fatto che sul Kindle tanti classici siano ad un ottimo prezzo o addirittura gratuiti mi ha aiutato molto.

Nel corso di alcune settimane un po’ particolari sono dunque riuscita a portare a termine la lettura di Anna Karenina di Lev Tolstoj, il primo “mattone russo” della mia vita. Avevo iniziato a leggerlo ai primi di dicembre, durante alcuni giorni che si erano rivelati inaspettatamente liberi, ma poi, soprattutto per esigenze lavorative, ma anche di blog e letture, avevo finito con l’accantonarlo. In primavera sono invece riuscita a riprenderlo e ad ultimarlo. Finalmente, dunque, posso parlarvene!



La storia raccontata


Il romanzo è ambientato nella Russia del XIX secolo ed è considerato uno dei capolavori della letteratura di quell’epoca. Esso è diviso in otto parti.


La storia ha inizio a Mosca, quando un ufficiale piuttosto viveur, Stepàn Oblonskij, detto Stiva, viene scoperto dalla moglie Dolly, che è venuta a sapere dei suoi numerosi tradimenti e minaccia di lasciarlo. Stiva, che non vuole in alcun modo perdere la sua famiglia e mettere a repentaglio la sua posizione in società, chiede a sua sorella Anna di parlare con Dolly e di ottenere il suo perdono. Anna lascia San Pietroburgo, dove vive con il marito ed il figlio, e giunge a Mosca, ottenendo in pochi giorni, seppur dopo tanti tentennamenti, la pace coniugale tra il fratello e la cognata. Nel frattempo, Levin, un amico d’infanzia di Stiva, giunge dalla vicina campagna, dove gestisce una tenuta come proprietario terriero, e, mentre si occupa dei suoi affari in città, incontra Kitty, sorella di Dolly, che egli ha sempre amato.
Kitty vuole bene a Levin, ma in questo momento un giovane e famoso ufficiale, Vronskij, le sta facendo la corte, e per questo motivo rifiuta le attenzioni del vecchio amico.

A dispetto dell’atteggiamento galante, con il quale ha sedotto più di una donna dell’alta società, Vronskij non ha la minima intenzione di sposarsi… almeno finché Anna non arriva a Mosca sullo stesso treno dell’anziana madre dell’ufficiale. Vronskij, completamente infatuato, segue Anna ovunque, ma ella, spaventata dall’attrazione che prova nei confronti del giovane, decide precipitosamente di tornare a San Pietroburgo.

Nonostante i due cerchino di negare la passione che sta nascendo tra di loro, non possono fare a meno di reincontrarsi e frequentarsi, fino ad intraprendere una vera e propria relazione clandestina. Dopo qualche mese, Anna si rende conto di essere incinta di Vronskij e la sua posizione, da questo momento in avanti, diventerà molto difficile.

Nel frattempo Levin, dopo tanti mesi nella sua tenuta di campagna che gli hanno aperto gli occhi sui problemi politici ed economici del suo paese, incontra nuovamente Kitty. La fanciulla capisce di amare Levin, egli di non aver mai smesso d’amare lei, ed i due si sposano.

Anna, con un grande atto di coraggio, decide di lasciare il marito, che sa di essere tradito ma vorrebbe almeno salvare le apparenze, e decide di vivere more uxorio con Vronskij e la loro bambina neonata, almeno finché non le sarà concesso il divorzio. Il destino, tuttavia, sarà molto crudele con lei.



Due protagonisti tra ricerca della felicità e rovina personale


Una delle prime caratteristiche di cui mi sono resa conto leggendo questo romanzo è il fatto che il titolo sia, almeno in parte, ingannevole. Anna, infatti, non è la protagonista assoluta della storia, ma condivide il ruolo di co-protagonista insieme a Levin. I due personaggi, a dispetto di quello che potrebbe sembrare, hanno molti punti in comune, ma avranno due destini esattamente opposti, e per una serie di motivi.


Sia Anna che Levin, innanzitutto, sono due persone con una mentalità al di fuori del loro tempo: essi sono in grado di andare al di là di quello che la società russa richiede, di quello che è considerato tradizione, dei confini di ciò che è ritenuto sicuro e rispettabile.

Entrambi si sentono poco compresi dalle persone che hanno intorno. Anna lo è per via della sua passione extraconiugale, vissuta in maniera del tutto anticonvenzionale. Certamente le altre nobildonne russe non sono tutte fedeli ai rispettivi mariti: molte di loro hanno degli amanti e, con ogni probabilità, si divertono molto più di lei, ma considerano i tradimenti delle trasgressioni occasionali che vanno accantonate a favore della famiglia ufficiale. Anna, invece, si è innamorata del suo amante e non riesce a sopportare di vivere una bugia.
Levin, invece, che nei primi tempi coltiva il sogno di scrivere un saggio sull’agricoltura e l’economia russa, cerca con grande dedizione qualcuno che condivida le sue stesse idee progressiste, ma si rende conto che anche il più fervente idealista di città conosce solo la teoria e non la pratica, ed utilizza le sue belle idee al fine di farsi propaganda e non per far fruttare un’azienda e far vivere bene le persone che vi lavorano.

Entrambi sono osservati con un misto di sdegno e di ammirazione dalla società che li circonda: Anna, secondo una delle nobildonne russe, è “la migliore di loro”, perché ha il coraggio dei sentimenti, ma viene anche ritenuta una donna perduta a causa della sua scelta, per i tempi considerata folle; Levin è molto apprezzato per la tenacia che mette nel suo lavoro, ma anche visto come un “tipo strambo” perché lavora insieme ai suoi contadini, mangia e si riposa con loro e sta ben lontano da tanti divertimenti dell’alta società, alla quale, considerato quel che guadagna, potrebbe benissimo appartenere.

Entrambi, in definitiva, hanno una sensibilità ed un’intelligenza di sicuro non comuni (e non solo in relazione all’umanità del XIX secolo).



Perché, allora, i loro destini sono opposti? Perché Anna, in preda al delirio, al pentimento ed alla gelosia, si getta sotto un treno, mentre Levin trova la quiete e la felicità familiare?
I motivi potrebbero essere moltissimi, di carattere sociale, economico, perfino religioso.

Levin, un uomo da sempre molto razionale, a poco a poco trova la Fede, mentre Anna, che non ha mai sentito più di tanto la religione, finisce per entrare in contrasto con la Chiesa per via dell’abbandono del tetto coniugale e perde il suo rapporto con Dio.
Levin, con la sua azienda, a poco a poco costruisce la sua fortuna, mentre Anna, che già prima doveva rendere conto al marito come tutte le nobildonne, finisce con il dipendere da un uomo che non le ha mai garantito niente.
Infine, ultimo ma non meno importante, Anna è una donna e Levin un uomo, e la disparità di genere gioca, in questo romanzo, un ruolo davvero cruciale.


Tuttavia, io credo che il motivo principale del successo di Levin e della felicità di Anna sia un altro: il primo cerca la sua felicità in qualcosa di solido, la seconda, purtroppo, in qualcosa di momentaneo ed aleatorio.

Levin, infatti, si dimostra una persona concreta ogni giorno, occupandosi della terra e dei suoi lavoratori, mantenendo subito le promesse fatte a Kitty, e riuscendo ad ignorare ed a chiudere in un angolo le sirene della società. Sirene da cui Anna, invece, è prima attratta, poi schiacciata. L’autore non manca di sottolineare, anche se con garbo, l’inaffidabilità di fondo di Vronskij; Anna, però, che è un’anima decisamente troppo pura per la società in cui vive, crede nel suo amore, e per esso sceglie di sacrificare tutto ciò che ha di più sicuro: l’unione legittima con il consorte, la posizione in società, persino l’amatissimo figlio, che non può più vedere.
Levin costruisce; Anna crede di farlo, ma ha riposto la sua fiducia nella persona sbagliata, ed il risveglio dopo una lunga illusione si rivela terribile.



La società russa del XIX secolo


Intorno ai due protagonisti si muove una vera e propria folla di personaggi, che, non nego, all’inizio è difficile distinguere, anche per via della complessità dei nomi russi: ognuno di essi ha nome completo, titolo nobiliare e soprannome, ed i tre modi di nominarli vengono utilizzati alternativamente ed indifferentemente.

All’inizio ho faticato un po’ nel comprendere il modo in cui la società russa viene presentata nel romanzo e mi è stato molto d’aiuto ripensare alla pellicola del 2012 di Joe Wright con Keira Knightley nei panni della protagonista.

Si tratta di un bellissimo film, che mi aveva stupito fin da subito per la scelta dell’ambientazione. Tutti gli episodi ambientati tra Mosca e San Pietroburgo, infatti, hanno una scenografia teatrale: la corsa dei cavalli si svolge in un anfiteatro chiuso dove gli animali corrono in cerchio, il parco cittadino è un teatro rettangolare dove è stato disposto un fittizio manto d’erba, i balli dell’alta società si tengono tra palcoscenico e platea e così via. Tutto ciò che invece accade a Levin in aperta campagna ha invece un’ambientazione in esterni tradizionale.


Leggendo il libro mi sono resa conto che la scelta del regista è stata, in un certo senso, filologica. Ciò che Tolstoj, tra una riga e l’altra, vuol far capire è il fatto che la vita in società nelle grandi città russe non è altro che teatro: falsi legami matrimoniali che vengono irrisi ad ogni occasione con “innocenti” tradimenti (salvo poi fingere profondo pentimento se la moglie umiliata troppe volte minaccia di andarsene); serate mondane nel corso delle quali si finge di fare amicizia ma in realtà ci si studia, come gli spettatori osservano gli attori sul palco; discorsi intrisi di idealismo che sembrano gettare le basi per un nuovo modo di vedere la politica ma si rivelano soltanto un ennesimo mezzo per fare sfoggio di se stessi; situazioni che i protagonisti osservano da lontano pensando che a loro non succederà mai ma che poi si ritrovano a vivere (come il suicidio di un operaio sotto il treno a cui assiste Anna); persino sentimenti manifestati con grande ardore in pubblico che poi vengono malamente troncati in privato (un esempio per tutti: la cavalla di Vronskij, vezzeggiata prima e durante la gara e poi finita senza riguardi con un colpo di pistola alla prima caduta).

Soltanto lontani da questo claustrofobico teatro, da questa farsa dell’incostanza e dell’ipocrisia, si può vedere il cielo, fisicamente e metaforicamente, e cercare la propria felicità.

Per tornare al paragrafo precedente, Levin si ritrova soddisfatto perché ha cercato la felicità nel posto più consono, mentre Anna trova solo disperazione perché si è illusa di poter essere sinceramente felice in un luogo di finzione.



Difficoltà in corso di lettura


Siamo arrivati alla domanda clou, quella che già mi è stata chiesta più volte ed alla quale, ne sono certa, molti di voi staranno pensando: in definitiva, Anna Karenina è una lettura difficile o fattibile? La sua fama di “mattone russo” è meritata oppure no?


La mia risposta è: sì, Anna Karenina è una lettura impegnativa. Non infattibile, ma di certo piuttosto difficile, sicuramente una delle più complesse che io abbia mai fatto.

Già nel paragrafo precedente ho parlato delle difficoltà relative alla nomenclatura: se si ha già esperienza con gli autori russi, forse questo potrebbe non costituire un problema, ma per me era la prima volta ed ammetto di essermi un po’ persa nelle prime pagine.

Inoltre, se i capitoli relativi alle vicende personali ed amorose dei protagonisti sono relativamente scorrevoli (e quasi tutti conosciamo l’ossatura di questa storia), ci sono intere pagine in cui Levin si confronta con altri nobili ed imprenditori che sembrano dei lunghi dialoghi socratici, in cui filosofia, economia e politica del tempo vengono analizzate nel dettaglio. Non sempre è facile comprendere tutte le teorie a cui i personaggi si stanno riferendo: qualche volta internet viene in aiuto, ma per alcuni riferimenti ci vorrebbe proprio una bibliografia specifica, difficile da reperire e quasi impossibile da cercare in tempi di quarantena.

Infine, per una lettura di questo tipo ci vogliono tempo e pazienza. Vi sembrerà che il vostro Kindle sia difettoso, che la lettura non proceda, che le pagine non si riducano mai. Procedete anche lentamente, e vedrete che a poco a poco arriverete all’obiettivo.


Queste sono state le mie difficoltà: quelle di una lettrice forte piuttosto amante dei classici e studiosa di letteratura che però non aveva ancora avuto esperienza con i russi. Poi, ovviamente, ognuno di noi è diverso!

Al di là di queste difficoltà, comunque, spero di avervi convinto che, se avete intenzione di approcciarvi a questo classico, ne vale veramente la pena.




È il momento del vostro parere! Siete riusciti a leggere Anna Karenina?
Tutto o solo in parte? Che cosa ne pensate?
Avete visto qualche versione cinematografica che mi consigliate?
Fatemi sapere!
Vorrei che Anna Karenina fosse solo il primo di una serie di “recuperi dei classici”, ma tutto dipende dal tempo che avrò per leggerli e da altre attività del blog. Comunque cercherò di tenere fede al buon proposito della lettura/rilettura dei classici, e spero che queste recensioni possano interessarvi!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

12 commenti :

  1. che bel post esaustivo su anna Karenina!
    Io ho un piccolo cruccio in merito a questo classico: l'ho letto "troppo presto", frequentavo le superiori e onestamente, se tornassi indietro, aspetterei un altro po' per leggerlo con maggiore contezza; questo non perchè a quel tempo non l'abbia apprezzato (lo lessi tutti, anche se non nego qualche difficoltà riscontrata nel corso della lettura; diversi passaggi li ricordo "pesanti"), bensì perchè credo che un briciolo di maturità in più sarebbe servita.
    Se non fosse lunghetto e se non avessi una lista kilometrica di libri nuovi da leggere, lo riprenderei.

    Di fiulm ricordo uno con protagonista Vivien Leigh (la rossella di via col vento), che mi piacque, e quello più recente con Keira Knightley.

    Un caro saluto!

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    1. Ciao Angela! Non ho visto il film con Vivien Leigh ma mi piacerebbe! La storia che hai avuto tu con questo classico è la stessa che ho avuto io con Orgoglio e pregiudizio, che infatti sarà argomento del mese prossimo! Quando si trova tempo, questi recuperi/riletture sono sempre un piacere... il punto è proprio trovarlo, il tempo!

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  2. Un meraviglioso approfondimento su questo libro fantastico. Quasi quasi lo rileggo, l'ho fatto talmente tanto tempo fa che mi hai risvegliato il desiderio di rileggerlo.
    Ciao, Silvia.
    sinforsa

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    1. Ciao Sinforosa! Sono davvero contenta di star risvegliando in te questa curiosità...ci sono dei classici che vale sempre la pena di rileggere! Buona serata :-)

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  3. L'ho letto tanto tantissimo tempo fa e non mi aveva fatto impazzire, forse una rilettura adesso sarebbe diverso perchè a volte c'è proprio bisogno del momento giusto per leggere un determinato libro.
    Bella la tua analisi approfondita

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    1. Ciao Susy! Spero che una eventuale rilettura ti spingerà a rivalutare un po' l'opera :-) Sono comunque contenta che il post ti sia piaciuto!

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  4. La mia esperienza con la letteratura russa mi sa che conta solo Le notti bianche di Dostoevskij - e ho il cartaceo di Lolita di Nabokov da qualche parte in casa da anni che aspetta.
    Da Anna Karenina sono sempre stata affascinata, ho visto il film al cinema perché Keira Knightley è una delle mie attrici preferite e l'accoppiata tra lei e Joe Wright per me equivale sempre a Orgoglio e Pregiudizio - senza dimenticare Matthew MacFadyen che qui invece interpreta suo fratello - e in più c'è anche Aaron Johnson che non guasta mai.
    Il libro però non l'ho mai letto, ma mi hai fatto ricordare che quando comprai il DVD la Newton Compton regalava l'ebook - solo che era in formato PDF ed era rimasto sul mio vecchio tablet perché l'avevo dovuto inserire io manualmente nel dispositivo e quindi non mi risultava nell'app Kindle. Ora me lo sono inviato e l'ho già scaricato sul tablet nuovo - prima o poi lo leggerò ma, tanto per citare una frase famosa, non è questo giorno. xD

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    1. Ciao Alice! I classici che hai nominato tu mi mancano ancora! Il film è molto bello, sia come regista che come cast... Spero che prima o poi riuscirai a leggere anche il libro!

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  5. È uno dei tanti classici che mi mancano, e dopo questo tuo post credo che colmerò la lacuna. Questo 2020 è per me, finora, orientato ai classici, frammisti alla saggistica, che amo molto, e alla normale narrativa d'intrattenimento. Tra i classici che mi hanno fatto compagnia finora menziono Il barone rampante di Calvino; Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull e La montagna incantata, entrambi di Mann; Il conte di Montecristo di Dumas; Cuore di De Amicis; Le avventure di Huckleberry Finn di Twain; L'educazione sentimentale di Flaubert e il bellissimo I promessi sposi di Manzoni. E siamo solo a metà anno.
    Ciao :-)

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    1. Ciao Andrea, hai letto molti classici, complimenti! Il mio preferito tra quelli citati è sicuramente Il Barone Rampante, ma alcuni, purtroppo, mi mancano ancora!

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  6. Ciao Buongiorno come stai? Sono brasiliano. Accetti uno seguendo il blog dell'altro? Possiamo essere amici (non c'è distanza per l'amicizia) e collaborare con i nostri blog. https://viagenspelobrasilerio.blogspot.com/?m=1

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