lunedì 10 febbraio 2020

IO, DON CHISCIOTTE

La nuova creazione del Balletto di Roma in scena al Carcano




Cari lettori,
è di nuovo il momento dei “Consigli per gli amanti della danza”!

Il balletto di cui vi parlo oggi è l’ultima creazione di una compagnia che ho già avuto occasione di apprezzare in altre occasioni. Sto parlando del Balletto di Roma, già noto per un’originale versione di Giulietta e Romeo ambientata in Sicilia (della quale vi ho parlato qui) e per una rivisitazione di Otello (a questo link la mia recensione).

Nel corso di queste occasioni passate sono rimasta molto affascinata non solo dall’abilità dei ballerini, ma anche dalla fantasia del coreografo Fabrizio Monteverde. Questa volta l’opera letteraria che viene reinventata tramite la danza non è una tragedia shakespeariana, bensì una delle opere più note della letteratura spagnola: Don Chisciotte.



La storia raccontata


Se nel romanzo il protagonista della storia, che si fa chiamare Don Chisciotte, è un nobile spagnolo del XVI secolo affascinato dai romanzi cavallereschi medievali, nel balletto è un ragazzo dei nostri tempi. In scena, infatti, c’è la carcassa di una vecchia auto, versione contemporanea dello scalcagnato destriero del protagonista originale.

Come il suo omonimo spagnolo, tuttavia, anche questo Don Chisciotte, che inizia a mostrare i primi segni di follia (tenendosi la testa e guardandosi attorno spaesato), è innamorato dei romanzi d’avventura, che legge avidamente. Un giorno, il carretto con il suo piccolo tesoro letterario rischia di essere portato via da un piccolo proprietario terriero locale, Sancho Panza (qui interpretato da una ballerina con un finto pancione). I due, dopo un breve scontro, diventano curiosamente amici, e Don Chisciotte lo persuade a seguirlo nelle sue cosiddette “avventure picaresche” nei territori circostanti.

Purtroppo per i nostri due eroi, però, non c’è proprio nulla da combattere: i giganti dalle mille braccia che egli vede sono solo mulini a vento, sulle rocce in riva al mare non c’è nessuna sirena, i burattini che si muovono meccanicamente non sono certo dei demoni e non esiste alcun esercito nemico, ma solo un gregge di pecore con il suo pastore. 

Nel corso delle sue stravaganti disavventure, Don Chisciotte incontra anche l’amore (una contadinella del luogo ai suoi occhi diventa una dama di nome Dulcinea) e purtroppo anche la morte (dovuta ad una febbre contratta dopo esser stato ferito).



Don Chisciotte, Sancho Panza, Dulcinea, la morte


Il ballerino che interpreta il ruolo di Don Chisciotte ha, a mio parere, una doppia abilità: egli ha la forza necessaria per essere il porteur delle ballerine, ma possiede anche grande leggerezza ed elasticità, al punto di essere sollevato senza problemi dai colleghi uomini. La sua preparazione classica è evidente, ma, come vedremo, egli prende parte anche a coreografie di altro genere.


Co-protagonista è la ballerina che interpreta Sancho Panza. La scelta di una donna per la parte di uno degli scudieri più famosi di tutti i tempi può apparire inusuale, ma si rivela azzeccata osservando i numerosi passi a due tra lei e Don Chisciotte. In molti di essi la ballerina, pur danzando con grazia, cerca di conservare alcuni tratti “comici” del personaggio tramite la postura di gambe e braccia.


Terza ed ultima figura importante sulla scena è una ballerina che riveste il duplice ruolo di Dulcinea e della morte e che si esibisce in due importanti coreografie con Don Chisciotte. 
Nella prima, con vestito e calzettoni di lana, interpreta la parte della contadina che viene vista dal cavaliere e che diventa, nella sua mente, la re-incarnazione di tutte le dame medievali che popolano i suoi sogni.
Nella seconda, con una tuta nera, simboleggia, a mio parere, sia la Follia che la Morte: ella circonda Don Chisciotte, lo blandisce, lo insegue ed inevitabilmente lo cattura tra le sue braccia.



Gli “ostacoli” sul cammino del cavaliere


Intorno ai ballerini che rivestono il ruolo di personaggi principali c’è un gruppo di ballo che interpreta, di volta in volta, gli ostacoli che si pongono di fronte al valoroso cavaliere ed al suo indomito scudiero. Essi sono genericamente vestiti con tute di colore scuro, ad indicare, secondo me, il loro ruolo di elementi neutri ed inoffensivi agli occhi del mondo, ma anche la loro capacità di diventare dei pericolosi mostri per Don Chisciotte.


L’interpretazione più riconoscibile tra tutte è quella dei mulini a vento: le ballerine, sulle spalle dei loro porteur, muovono gambe e braccia in direzioni diverse, spaventando Don Chisciotte, che crede di trovarsi di fronte a giganti multiformi.

Egli rimane poi incantato dalle “sirene”, ballerine che prima lo circondano in una sorta di flamenco, poi, in bilico sui tacchi alti, lo attirano con sinuosi movimenti di braccia.

Ciò che lo atterrisce maggiormente, però, sono i burattini, che si avvicinano sempre più a lui battendo mani e piedi in perfetta sincronia, assumendo, ai suoi occhi, l’aspetto di demoni che lo tormentano.

Egli, infine, insieme a Sancho Panza, tenta inutilmente di trafiggere delle pecore, che per lui sono un pericoloso esercito nemico, e viene colpito dal pastore con delle frecce che gli saranno fatali.



Un solo balletto, moltissimi stili


Come già detto, le coreografie di Fabrizio Monteverde stupiscono sempre per la loro fantasia. Egli ha a disposizione dei ballerini classici, ma, pur partendo da questa base, riesce ad inserire nelle sue rappresentazioni tanti stili differenti.


Innanzitutto il balletto è eseguito interamente senza scarpette a punta: i ballerini sono scalzi, con calzettoni di lana, talvolta con le “mezze punte” della danza moderna. Le movenze di gambe e braccia sono tendenzialmente classiche, ma anche nelle coreografie più tradizionali si può notare l’influsso dello stile modern jazz, mentre la scelta di far danzare i ballerini non solo su musiche tradizionali, ma anche su rumori di fondo e discorsi fatti a bassa voce, è tipica del contemporaneo.

Le due danze delle Sirene sono molto particolari: la prima è un omaggio al flamenco (e le scarpe con il tacco delle ballerine, ad un certo punto, vengono addirittura utilizzate come nacchere), la seconda è una danza su zeppe altissime che lasciano pochissime libertà alle gambe ma permettono una libera espressione della parte superiore del corpo.

Molto originale il balletto dei burattini-demoni, senza musica, scandito dal battito delle mani e dei piedi: una scelta a metà strada tra il tip tap e le danze irlandesi.


Le scelte del coreografo, apparentemente stravaganti, sono in realtà quasi filologiche. Anche nei balletti più tradizionali, come "Lo Schiaccianoci", il rigore classico è interrotto da alcuni divertissement che, con il pretesto di introdurre danze provenienti dalla Cina, dalla Russia o dall’India, presentano stili differenti.
Le creazioni del Balletto di Roma sembrano proprio seguire questa linea: esse reinventano delle opere letterarie e, pur non tradendo la base classica, presentano delle incursioni in altri generi.




Lo spettacolo è rimasto al Teatro Carcano di Milano dal 29 gennaio al 2 febbraio! Sicuramente esso arriverà (o è già passato) in altre città, prima tra tutte Roma, per ovvi motivi.
Conoscete questa compagnia? Avete visto dei suoi balletti?
Vi piace Don Chisciotte? Vi ho incuriosito?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

4 commenti :

  1. Ma che bello!
    Interessante e nuovo perchè, correggimi se sbaglio, questo personaggio non viene rappresentato spesso nei balletti dove leggo spesso sempre le stesse persone

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Susy! ...esiste un balletto dedicato a Don Chisciotte, ma è proprio classico. Questo, invece, è davvero creativo e mescola stili diversi! Il coreografo di questa compagnia è molto innovativo :-)

      Elimina
  2. Uno spettacolo davvero innovativo per un personaggio affascinante. Ciao Silvia, buona settimana.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sinforosa! Don Chisciotte, a modo suo, affascina, su questo non c'è dubbio! Buon proseguimento di settimana :-)

      Elimina