giovedì 7 marzo 2019

LA SCUOLA DELLE MOGLI

La commedia di Molière in scena al Teatro Elfo Puccini




Cari lettori,
è il 7 di marzo e, come tutti voi sapete, domani sarà il giorno dedicato alla Festa delle Donne. 

Sono sempre felice di poter dare un mio piccolo contributo a questa giornata così importante; due anni fa vi ho proposto quadri e poesie a tema e l’anno scorso vi ho presentato la tragedia "Le troiane".

Oggi, per la nostra rubrica “Consigli teatrali”, vi racconto uno spettacolo che ho visto qualche giorno fa al Teatro Elfo Puccini di Milano: La scuola delle mogli di Molière, una commedia dai risvolti amari che pone al centro dell’attenzione la condizione femminile e l’educazione della donna.
Già il titolo stravagante lascia intuire una situazione inusuale…



L’ossessione di Arnolfo



Il protagonista della storia, Arnolfo, è un uomo di mezza età, che ama ritenersi una persona di mondo, colta, elegante e piena di spirito, e non si rende conto di essere preso in giro ed evitato da buona parte della società a causa del suo atteggiamento arrogante e della sua tendenza a criticare qualsiasi cosa. 

Egli, in particolare, ama prendere in giro i suoi coetanei, specie quelli sposati a donne vivaci ed intelligenti, perché ritiene che essi siano tutti dei “cornuti” e che subiscano ripetuti tradimenti dalle loro mogli.


Arnolfo, ossessionato da tempo dall’idea di trovare una donna che gli sia fedele e non conosca altri uomini oltre a lui, ha elaborato anni prima un piano che oggi verrebbe senz’altro definito criminale. 

Egli, infatti, ha adocchiato una ragazza adolescente, ha donato alla contadina che se ne occupava una somma consistente ed ha portato con sé la sfortunata, chiudendola prima per anni in un convento, ed ora che è adulta in una casa insieme a due anziani servi. 
A tutte le persone che si sono occupate di lei ha dato un chiarissimo ordine: far crescere la ragazza nella più assoluta ignoranza, per non darle così la possibilità di conoscere il mondo e di affezionarsi ad altri che non siano lui.


Il piano di Arnolfo sta per andare a buon fine: la ragazza, Agnese, sembra onesta e desiderosa di passare del tempo con lui, ormai è in età adulta e non c’è più ragione per rimandare il matrimonio. L’uomo, però, decide di concedersi una distrazione che cambierà il corso di tutta la storia: parte per una decina di giorni.


Al suo ritorno, egli incontra, sotto la casa dove tiene nascosta Agnese, Orazio, il giovane ed allegro figlio di un suo caro amico, Oronte. Il ragazzo, che mostra di aver stima di Arnolfo, gli confida di essersi innamorato proprio della fanciulla che due scontrosi ed anziani servi tengono reclusa nella casa dietro di loro.


Arnolfo, spaventato all’idea che Agnese possa ricambiare Orazio, chiede alla ragazza che cosa ne pensi del giovane, ed in effetti ella ammette di provare dei sentimenti per lui.


Non sopportando il rischio di essere “cornuto” prima ancora di contrarre le nozze, Arnolfo inizia a pensare a mille modi per eliminare Orazio e per sposare immediatamente Agnese. 

Egli, però, non si rende conto di due importantissimi dettagli. 
Il primo è il fatto che tutti, dai conoscenti con cui chiacchiera sulla piazza ai servi che paga profumatamente, sono ben disposti a prendersi gioco di lui. 
Il secondo è che la scoperta dell’amore ha risvegliato in Agnese capacità intellettive ed emotive di cui ella non conosceva nemmeno l’esistenza.



Una giovane donna rinchiusa in una prigione dorata



Per quanto riguarda la scenografia dello spettacolo, uno solo è l’elemento che fa da sfondo ad azioni e discorsi dei personaggi: una grande casa in movimento.
Si tratta della villetta nella quale risiedono Agnese ed i suoi due buffi carcerieri.


Quando essa viene girata in modo da presentare l’aspetto esterno, con mura e finestre, fa da sfondo ai dialoghi tra i personaggi che avvengono in strada, soprattutto quelli tra Arnolfo ed Orazio.


L’interno, invece, è nettamente suddiviso in due parti. 
Il piano terra è un salottino abitato principalmente dai servi, spesso visitato da Arnolfo, che vuole controllare la salute fisica e mentale della sua “protetta”.

Il piano di sopra, invece, è il piccolo regno di Agnese. Pur essendo la stanza di una donna adulta, essa simbolicamente richiama le camerette delle bambine: tutto è rosa, floreale, vagamente infantile. È lì che la ragazza passa il suo tempo, ricamando il suo corredo nuziale e cucendo delle camicie per il suo futuro marito. 

Ignorata dalla comunità, trattata in modo paternalistico da Arnolfo, incompresa dai suoi servi che pure hanno buon cuore ma non sono in grado di aiutarla, Agnese ha il suo primo vero confronto importante con Orazio, che non conosce la sua storia e la ritiene una ragazza come le altre. Sarà grazie a lui che la fanciulla capirà di avere un cuore, dei sentimenti, delle opinioni e di dover uscire ad ogni costo dalla sua gabbia.



Una commedia che si confronta con quelle latine



Come è stato giustamente sottolineato nel volantino di presentazione che il Teatro Elfo Puccini distribuiva all’ingresso, questa commedia di Molière ha sicuramente tra i suoi modelli le opere degli autori latini Plauto e Terenzio.


Tanti sono, infatti, gli espedienti narrativi presenti sia in questo spettacolo che nei classici citati: il vecchio avido e stupido che desidera a tutti i costi mettere le mani su una ragazza indifesa e sui suoi averi; la coppia di giovani che non esita a beffare l’anziano protagonista; i servi che si travestono da ricchi per venire in aiuto al loro padrone in difficoltà; una sorta di deus ex machina che ristabilisce il giusto ordine delle cose.


Personalmente, credo che la storia possa essere stata d’ispirazione anche per il successivo Barbiere di Siviglia, dal momento che anche in quell’opera il celebre protagonista aiuta un giovane ragazzo a conquistare la mano di Rosina, una ragazza tenuta di fatto prigioniera da un anziano tutore interessato a sposarla per il suo denaro.



Un invito a non sottovalutare le risorse delle donne



Ciò che mi preme maggiormente sottolineare, a proposito del personaggio di Agnese, è il fatto che ella viene forzatamente tenuta nell’ignoranza, ma non per questo è una persona ignorante. 

Lo spettacolo, infatti, pone l’accento sull’importanza che ha quella scintilla di “sapere” che c’è in ognuno di noi, che è un misto di buon cuore, sensibilità, voglia di imparare. Una scintilla che può restare sopita per anni, complici anche una serie di gabbie mentali dentro le quali a volte una persona viene forzatamente inserita, ma che può anche scoppiare in modo del tutto imprevedibile, come accade in questo caso.

Ad Agnese, infatti, basta chiacchierare solo qualche volta con un ragazzo che l’ha vista affacciata al balcone e che non la considera né una padrona da rispettare né una bambina da educare per comprendere di essere sempre stata cresciuta in una sorta di cattività. La lettera che ella, ad un certo punto, scrive ad Orazio è molto più ricca di significato di tutti i discorsi studiati di Arnolfo.


Quest’ultimo è una personalità che oggi verrebbe definita maniaca del controllo: egli, infatti, afferma di aver paura di essere tradito, ma ciò che davvero lo spaventa è il fatto che una sua futura moglie possa essere semplicemente indipendente.

Agnese, però, come tante delle donne che ancora oggi sono costrette a subire dei “lavaggi del cervello” da parte di uomini-padroni, trova in sé delle risorse inaspettate e, con l’aiuto degli altri personaggi della commedia, riesce a ribellarsi.




Avete ancora qualche giorno per vedere La scuola delle mogli, che resterà al Teatro Elfo Puccini fino a domenica 10 marzo.
Spero che abbiate apprezzato la mia scelta ed abbiate capito perché ho scelto di presentarvi questo spettacolo in occasione dell’8 marzo.
Con un giorno di anticipo, faccio i miei migliori auguri alle mie lettrici ed alle mie colleghe blogger!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

10 commenti :

  1. Cara Silvia, vedendo che domani è la festa della donna, io ne approfitto per farti tanti auguri, poi correi essere vicino per poter vedere la suola delle mogli...
    Ciao e buona giornata con un abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso! Grazie di cuore fin da adesso per gli auguri! Buona giornata anche a te :-)

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  2. Uno spettacolo interessante, sebbene a teatro preferisca sorridere un po'.. Anzi, ridere di gusto.
    Ti ho mai consigliato, ad esempio, di guardare la commedia "I monologhi della vagina?".
    Forse te ne ho parlato qualche mese fa. Nel caso, mi perdonerai se il mio commento potrà sembrarti ripetitivo, ma sai bene che sono moooolto smemorata.
    Buona giornata e auguri per domani.

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    1. Ciao Claudia! In realtà no, non mi avevi ancora parlato di questo spettacolo, quindi grazie per il consiglio!! Buona giornata anche a te!

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  3. Grazie tante per gli auguri, che ricambio di cuore, e per questa commedia che che ci hai presentato. Buona continuazione di giornata.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! Tanti auguri anche a te e Buon pomeriggio!

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  4. Ciao Silvia! Di Molière ho avuto modo di vedere, per ora, soltanto "L'avaro" in francese e anche quello mi era piaciuto molto, anch'esso di chiaro stampo latino.
    Questa commedia non la conoscevo, spero tanto che avrò modo di andarla a vedere prima o poi!

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    1. Ciao! Io avevo visto L'avaro tempo fa, ma non lo ricordo molto bene! Spero che riuscirai a vedere anche La scuola delle mogli, prima o poi!

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  5. Oh ma che carina questa storia!
    Deve essere stato molto bello vederla

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