Cari lettori,
l'idea per questo post è nata mentre, la settimana scorsa, stavo leggendo Le fatiche di Hercule. In questo spassoso volumetto, l'arcinoto protagonista riflette sul suo nome, Hercule, e, mentre svolge il suo lavoro di detective privato, si rende conto di aver affrontato, nel corso della sua vita, dodici fatiche, simili a quelle compiute dal suo eroico omonimo. Ovviamente le “fatiche” sono altrettanti racconti gialli, che, come sempre – stiamo parlando di Agatha Christie! -, sono semplicemente geniali.
l'idea per questo post è nata mentre, la settimana scorsa, stavo leggendo Le fatiche di Hercule. In questo spassoso volumetto, l'arcinoto protagonista riflette sul suo nome, Hercule, e, mentre svolge il suo lavoro di detective privato, si rende conto di aver affrontato, nel corso della sua vita, dodici fatiche, simili a quelle compiute dal suo eroico omonimo. Ovviamente le “fatiche” sono altrettanti racconti gialli, che, come sempre – stiamo parlando di Agatha Christie! -, sono semplicemente geniali.
Una
volta terminata la lettura, mi è capitato di pensare, proprio come
Hercule Poirot – con il quale ho in comune solo l'altezza,
purtroppo -, al mitico Ercole ed a tutti gli eroi della classicità
che ho studiato durante i miei anni di liceo e di Università. Come
spesso mi succede, mi è venuta un po' di nostalgia del passato, e mi
sono consolata pensando che, in fondo, anche io ed i miei compagni
della Facoltà di Lettere siamo riusciti a sopravvivere a tante,
inenarrabili fatiche.
Senza
dubbio, alcune di esse sono condivisibili anche con studenti di altre
Facoltà.
Tuttavia,
chiedo al lettore di essere clemente, perché, si sa, a noi
“letterati” tocca ogni giorno convivere con tanti invincibili
eroi, che, per quanto fatti di
carta, non per questo non esistono, e possono rivelarsi dei modelli
con i quali è piuttosto arduo reggere il confronto. Non me ne voglia
il lettore se cerco di far sentire un po' eroici i miei colleghi.
Quali
sono, dunque, le orride fatiche che chi si iscrive a Lettere deve
mettere in conto?
1)Uccidere
l'invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo.
Non
appena si iscrive al primo anno, l'impavido studente ha già un'idea
chiarissima di quale sarà il primo mostro da affrontare. Lo sa
bene, perché tutti gliene parlano: il suo nome è ribadito dagli
studenti veterani, ripetuto dai tutor, sussurrato con paura e
venerazione dalle matricole. Non si può far finta di niente, perché
è semplicemente impossibile ignorare il Re della Foresta
Accademica. Dovunque lo studente vada, si troverà sempre faccia a
faccia con l'invincibile esame di Letteratura Italiana I, reso
invulnerabile dai mitici poteri del malvagio volume Contini.
È
con lui che lo studente deve ingaggiare una battaglia impari: il
libro opporrà un'ardua resistenza, grazie alle sue cosiddette
chiose che
non spiegano un accidente, al linguaggio più che ermetico ed ai
testi in latino candidamente riportati senza traduzione. Tuttavia,
se si studia a dovere, il leone riconosce la sconfitta. Lo studente,
sgominato il Contini,
esce dall'aula con il suo trofeo: un fogliettino con un giudizio che
ti ammette alla seconda parte dell'esame. Pensavate forse che fosse
finita lì?
2) Uccidere
l'immortale Idra di Lerna.
Se
l'Università fosse un videogioco, sicuramente, a questo punto, si
salirebbe di livello. Già, perché se Letteratura Italiana I è un
indiscusso sovrano, Latino I è un insaziabile mostro. Si tratta di
uno di quegli esami infiniti, a più teste: parziale
di Lingua, parziale di Letteratura, seminario... Ognuna di queste
teste ha come guardiano un'assistente, solitamente giovane,
professoressa di liceo classico e parecchio esigente. Inutile dire
che fanno più paura queste ultime delle teste del mostro, no? Lo
studente non ha scelta: deve decapitare tutte le teste, se vuole
uccidere l'Idra. Spesso gli sembrerà di perdere il controllo della
materia e si sentirà disorientato dalla quantità di materiale da
preparare per l'esame. La decapitazione di alcune teste
particolarmente toste potrebbe farlo uscire dall'aula esausto e
insanguinato come Harry Potter dopo aver affrontato il Basilisco
(che poi è della stessa famiglia dell'Idra di Lerna). Nel mio caso,
una volta ci sono volute 10 ore. Tuttavia, l'eroico studente, se
dotato di perseveranza, riuscirà anche in questa fatica.
3) Catturare la cerva di Cerinea.
Giunti
al secondo anno, il piano di studi si fa più flessibile. Questo
comporta l'inserimento di esami un po' più interessanti,
sicuramente più piacevoli, ed anche la possibilità, se lo si
vuole, di cambiare alcune regole del piano di studi. È allora che
lo studente fa la conoscenza di una figura eterea ed inafferrabile:
il coordinatore del piano di studi. Un personaggio simpatico e
affabile, senza alcun dubbio. Anche disponibile, eh! Per cinque
secondi, di sicuro. Sempre che lo si riesca a catturare e non fugga
via con due balzi affermando di avere altri 25 colloqui oltre a
quello con il malcapitato. Per l'intero mese di Ottobre la sua
figura diventa mitica, e c'è persino chi, spinto all'esasperazione,
lo insegue fino in mensa o alla toilette, con risultati piuttosto
scarsi. In ogni caso, gli studenti che cercano di andare nel suo
studio hanno l'occasione di compiere un'opera di bene: salveranno
infatti la vita ai suoi tesisti, che hanno cercato più volte di
appendersi al lampadario dello studio.
4) Catturare il
cinghiale di Erimanto. Al
terzo anno della Triennale, la preparazione andrebbe completata con
un laboratorio universitario o, a scelta, con uno stage. Lo
studente, il più delle volte, non avrà dubbi: lanciando per aria
penne, appunti e libroni, dirà la fatidica frase: “Basta stare
tutto il giorno in Università! Mi cerco uno stage!” Dopotutto,
chi rifiuterebbe una volonterosa persona che vuole lavorare gratis?
Parecchia gente, ecco
chi. La maggior parte degli studenti inizierà già precocemente a
considerare il mondo del lavoro come una sorta di cinghiale
imbufalito: esso, infatti, ha paura di farsi mangiare anche solo un
pelo, quindi ti carica senza pietà. Le scuole richiederanno una
trafila burocratica tale da far svenire la segretaria di un notaio,
le case editrici ribatteranno che ormai non c'è più lavoro nemmeno
per i salariati, gli uffici del comune e le biblioteche
risponderanno che si entra solo su concorso!,
e quanto ai teatri, ai giornali ed altri enti culturali... beh,
diciamo solo che mostreranno le zanne.Alcuni
studenti più abili e fortunati riusciranno a portare a casa il
tanto sospirato stage. Molti di più di accontenteranno di un
laboratorio in Università, venendo meno a quello che avevano detto
all'inizio.
5) Ripulire
in un giorno le stalle di Augia.Avete presente com'è la camera di uno studente
universitario (non solo di Lettere), ed in modo particolare le
mensole dei libri, dopo una sessione d'esami? Il povero ragazzo,
dopo aver concluso, vorrebbe soltanto mangiare e dormire per giorni;
tuttavia, non gli è possibile. Fogli volanti per il ripasso e
blocchi di appunti ingombrano il letto, altri libri hanno svolto per
giorni la funzione di cuscino, dalla mensola si solleva una polvere
che si attacca in gola e spesso si scopre con orrore uno schema
riassuntivo di fianco alla tazza del bagno.Accettare di vivere in tali condizioni sarebbe un po'
come decidere di andare a vivere in una stalla.È così che, dopo la sessione d'esame, ha inizio la
sessione pulizie di primavera, che personalmente ho sempre chiamato
“Operazione Cenerella”. Se non altro, per pulire e riordinare
non c'è più bisogno di strizzarsi il cervello.
6)Disperdere
gli uccelli del lago Stinfalo.Questi orrendi uccelli dal becco aguzzo sono
pericolosissimi, in quanto affamati di carne umana. Purtroppo per lo
studente, essi possono assumere moltissime forme diverse e celarsi
dietro le persone più insospettabili. Le loro tecniche di attacco
più tristemente note sono:“Lettere? Cosa vuoi fare, insegnare? (faccia
schifata)”“Lettere? Ma esiste ancora?”“Beh, tu fai Lettere, di cosa ti lamenti, basta
studiare!” (riservato alle donne) “Se fai Lettere, cerca di
trovare un marito ricco!”“No no, lascia, faccio io, tu fai Lettere, non hai
senso pratico per queste cose!”“Lettere? Ma ti piace davvero?” Purtroppo, più che la dispersione, spesso si verifica
la fuga dello studente. In fondo, è un vecchio problema: Litterae
non dant panem. Lo dicevano già ai nostri colleghi nell'antica
Roma. Consoliamoci.
7)Catturare il toro di Creta.Prima o poi, nel corso del terzo ed ultimo anno di
Triennale, giunge il momento in cui lo studente si rende conto di
dover chiudere il cerchio. In altre parole, è necessario
trovare un relatore, scegliere un argomento e scrivere la Tesi
Triennale. Lo studente spesso temporeggia, è indeciso e si trova in
difficoltà. Di solito, considerata la Facoltà, è uno il pensiero
che, alla fine, lo convince: ma sì, dai, tanto devo fare per
forza la Specialistica, se sbaglio qualcosa farò di meglio la
prossima volta. Semplice, ma efficace. È così che lo studente
senza macchia e senza paura prende il toro per le corna e si porta a
casa la tanto sudata Laurea Triennale. Non ha avuto bisogno di
andare a Creta, ma si sente comunque soddisfatto, perché ha detto
“fine” ad un pezzo del suo percorso, perché ha potuto
finalmente prendere con sé un mattoncino del Palazzo Accademico nel
quale si è perso per anni.
8)Rubare le cavalle di Diomede.Il nostro caro studente adesso è alla Specialistica.
Capisce che non è più il tempo di scherzare (lo è mai stato?), e
che fuori lo attende il mondo del lavoro e la vita adulta. In un
tentativo quanto mai eroico di aiutarlo, l'Università
organizza conferenze di tutti i tipi, sempre, naturalmente, dedicate
agli studenti della Specialistica. Pomeriggi in cui si conoscono
professionisti, si presentano master, si parla del mondo del lavoro.
Per quanto riguarda, però, chi si è iscritto a Lettere, spiace
dire che questi incontri rasentano il penoso. Per spiegare il
perché, è necessario soffermarsi un attimo sulla figura di
Diomede. Si tratta di un eroe particolare: è fortissimo,
invincibile, presissimo da quello che fa, ma un po' troppo
concentrato sulla sua carriera di eroe omerico, e, per
questo, una volta, senza accorgersene, ferisce in battaglia
Afrodite, la dea dell'amore. Ecco, i signori che tengono queste
conferenze sono un po' dei Diomede: provocano ferite mortali ai
grandi amori dei letterati. Sono spesso dei formatori di aziende, e
non si rendono conto di parlare di strategie di marketing, di
selezione del personale e di tecniche di problem solving a persone
che hanno appena trascorso due ore a tentare di capire se Baudelaire
si identificava di più in un albatro o in un cimitero di notte.
Inutile dire che queste persone escono dalla conferenza con la
sensazione di non essere decisamente pronti a far parte del
mondo del lavoro. Che cosa c'entrano le cavalle, dite voi? Beh, non
molto. Di solito, però, in questi casi allo studente viene una
grandissima fame nervosa. Una bistecca equina potrebbe essere di
dimensioni proporzionali al buco nello stomaco. Buon appetito!
9)Impossessarsi della cintura di Ippolita, regina
delle Amazzoni.Per il nostro studente, la Laurea Triennale sembra
appena conseguita. Per questo motivo, egli desidererebbe soltanto
riposarsi sugli allori, ma non sempre è consigliabile. La scelta
dell'argomento per la Tesi di Laurea Magistrale, infatti, incombe.
Questa volta la Tesi non può essere considerata una “prova
generale”, ma rappresenta il congedo definitivo dagli studi. Sarà
la dimostrazione ultima delle tue competenze e delle tue
abilità, una sorta di prezioso monile di cui fregiarti ogni volta
che, nel tuo precario futuro, dovrai far capire quanto tu valga(“Sa,
comunque ho svolto una Tesi su questo argomento, che ha
richiesto, lei capisce, una certa mole di lavoro da sbrigare...”).
Per questo motivo, la scelta è spesso difficile, anche
perché molte materie sono gettonate e molti professori
richiestissimi. Per amore di verità, occorre aggiungere che tanti
studenti tornano dallo stesso relatore della Triennale. Anche io
l'ho fatto, dal momento che mi ero trovata molto bene. In ogni caso,
anche se con fatica, perfino la cintura di Ippolita viene
conquistata.
10)Rubare i buoi di Gerione. Lo studente è ormai arrivato agli esami dell'ultimo
semestre. Deve scegliere quelle tre, quattro materie che darà per
ultime. Solitamente, avendo ormai fatto fuori, in quasi cinque anni,
tutti i corsi davvero importanti, egli inserisce tranquillamente
materie complementari, corsi di approfondimento, discipline più
leggere. Ringalluzzito ed esaltato dalla fine delle fatiche che si
sta avvicinando, egli si dice: “Ho sconfitto il Leone Nemeo! Ho
decapitato tutte le teste dell'Idra di Lerna! Che cosa sarà mai,
portare al pascolo un po' di mucche?!?” Ed è qui che si sbaglia.
Già, perché, anche tra i giovanissimi, il tempo passa. Il
peggio è ormai alle spalle, si intravede la fine, e mettersi a
studiare, anche per materie di poco conto, diventa di giorno in
giorno più faticoso. È un momento quasi surreale per il letterato
medio: si rende conto, infatti, che perfino lui non si
appassiona più a studiare. La fine dell'ultima sessione viene
festeggiata con un baccanale in piena regola.
11)Rubare i pomi d'oro del giardino delle Esperidi.
I pomi d'oro, com'è noto, sono custoditi da tre
Esperidi. Nello specifico, la domanda di approvazione
dell'argomento, la domanda di laurea ed il modulo di consegna della
Tesi. Le Tre Esperidi se ne stanno ben acquattate nell'impenetrabile
giardino della segreteria accademica. Esso è fatto di siepi umane
di studenti scocciati, di sportelli a cui si accede con un numeretto
(sì, come dal macellaio) e di alberi squartati in maniera
inquietante e trasformati in un mucchio di carta inutile, anzi,
dannosa, della quale non fregherà mai nulla a nessuno. Solo grazie
al superamento delle tre Esperidi si potranno gustare i dolci frutti
della laurea. Il nostro eroe è allo stremo, ma non ha intenzione di
mollare, e, seppur strisciando, si trascina verso l'ultima fatica.
12)Portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.È il momento, tanto temuto e tanto atteso, della Laurea Magistrale. L'ultimo mostro, quello che, nei momenti peggiori, ha fatto intravedere le porte dell'Inferno, è finalmente sconfitto, e l'eroe può affermare di aver portato a termine tutte le sue fatiche.Ma come, direte voi... Cerbero va portato a Micene? La culla dell'antica civiltà greca? Il luogo dove tutto è iniziato? Ahimé, sì. Quella che sembra una fine non è nient'altro che un inizio. Al di là delle spalle dell'ormai ex-studente si celano altri cinghiali, altri leoni, altre idre di Lerna ed altri mostri sconosciuti, non tutti così ben ordinati e disponibili a ingaggiare la lotta come i loro predecessori.
Se non altro, questa volta saremo pronti ad affrontarli da eroi.
Grazie di cuore a tutti quelli che sono arrivati in
fondo a questa lettura. Non sapete quanto mi renda felice sapere che
questo spazio è visitato da qualcuno ogni giorno e vedere che le
visualizzazioni continuano a salire. Nel caso qualcuno volesse
lasciare anche un piccolo commento, ne sarei felicissima. A presto
:-)